COLLE FORMELLO IL TAR DA RAGIONE AL NOSTRO COMITATO: non si può costruire su un ex-bosco!

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Il RICORSO AL TAR DEL NOSTRO COMITATO HA AVUTO ESITO POSITIVO E LA CONVENZIONE URBANISTICA, I PERMESSI A COSTRUIRE E TUTTI GLI ATTI SEQUENZIALI SONO STATI ANNULLATI ED IL COMUNE CONDANNATO ASSIEME ALLA SOCIETA’ EUROIMMOBILIARE AL RISARCIMENTO DELLA SPESE DI LITE.

ECCO LA SENTENZA

roncoroniora
La zona della lottizzazione che lambisce il fosso lucidi

SEGUIRA’ a breve un nostro COMUNICATO UFFICIALE per i GIORNALI.

Un Paese Immaginario

C’ERA UNA VOLTA UN PAESE IMMAGINARIO

Once Upon a Time…

C’era una volta un paese immaginario alle porte di Roma.

Un paese dove la politica era solo una vetrina per gli affari familiari, in questo paese c’erano i montecchi ed i capuleti, gli orsini ed i dominichini, i devoti e gli agnostici, ognuno aveva una sua fonte di guadagno.

C’erano quelli delle olive, quelli del vino, quelli del cemento, quelli dei centri anziani e degli asili nido, delle feste e delle sagre… insomma ogni famiglia aveva i suoi affari da portare avanti.

Come ogni paese c’era il signorotto di turno che ogni 5 anni veniva eletto ad acclamazione popolare, ma per arrivare ad essere acclamato doveva farsi una bella campagna elettorale senza badare a spese e spesso proprio per pagarsi questa campagna elettorale e crearsi il proprio bacino di voti era necessario accordarsi con queste famiglie portatrici di interessi, tanto si sa che poi queste finanziavano a destra e sinistra, di sopra e di sotto, pur di avere un tornaconto.

E’ così che pur di andare a turno su questa o quell’ altra poltrona ogni politico di professione finiva per perdere la faccia e svendere metro quadrato per metro quadrato il territorio del paese alle famiglie portatrici di interessi.

Un bel bosco di castagni diventava un progetto edilizio di palazzacci/villette, una zona archeologica un supermercato e/o centro commerciale, un’area verde o una ex-cantina un parcheggio ecc…

Per facilitare progetti, che parrebbero improponibili illustri strateghi si riunivano nelle segrete stanze di logge e ordini cavallereschi per dirigere gli eventi nel paese, affiliare pedine forti e preziose ed accrescere il proprio potere.

Succede così che si pilota a tavolino la chiusura di un parcheggio vicino alle poste in modo da costringere le auto a parcheggiare una sopra l’ altra in mezzo alla strada e, scatenare l’ inferno delle contravvenzioni ed appostamenti per rimpinguare le casse comunali, per poi, tirare fuori dal cappello un parcheggio multipiano che si sarebbe dovuto posizionare a due passi, MA SOLO SE quel particolare progetto edilizio al posto del bosco fosse andato in porto come dicevano loro.

LORO salvatori del paese immaginario.

Ma non è tutto, perché a volte capita che per facilitare progetti insussistenti e di inesistente utilità sociale quel comune finisse per fare salti mortali dimenticandosi del piano regolatore e approvando progetti edilizi in tutta fretta pur di evitare che le procedure fallimentari, di chi sponsorizzava il progetto finissero per pignorare anche terreni e casali a queste famiglie.

Insomma una politica di riguardo che decide di fare (ed intascare soldi per progetti) SOLO da chi dice lei e SOLO per facilitare i progetti di pochi (amici e parenti).

I cittadini si indignano e si ribellano ed ogni 5 anni cambia la politica, cambiano le facce (neanche tutte), ma i progetti da portare avanti sono sempre quelli delle famiglie finanziatrici delle campagne elettorali, quindi in questo paese non si può neanche più aprire una attività privata come un asilo nido/casa famiglia, che ti arriva la politica di turno, che decide che la priorità oggi è creare un regolamento in modo da rendere illegale ciò che prima era legale (far chiudere questa attività non benedetta) e dare libertà di movimento a nuove cooperative paesane (quelle si benedette) per aprire centri estivi e nuovi nidi senza la concorrenza, di chi viene da fuori. Se poi nel fare questo si riescono anche a rigirare e spartire i fondi regionali, che altrimenti sarebbero dovuti essere divisi equamente tra tante realtà imprenditoriali (e non solo agli amici di turno), beh questo sarebbe il non plus ultra.

Anche questo succede in questo paese immaginario e non si può fare nulla.No perché la politica è di parte e gli uffici comunali, se non sono indagati per precedenti, sono pronti a tirare fuori dal mazzo atti illeciti e persecuzioni contro quelli che urlano fuori dal coro.

Si perché un paese che finisce in default e si ritrova con le pezze sul deretano per coprire buchi finanziari creati dalla non riscossione delle tasse a chi sappiamo noi, non puoi pretendere che chi non ha mai pagato TARI, TARSU, TASI, IMU, MENSA SCOLASTICA per decine e decine di anni oggi cominci a pagarle.

E se tu che paghi, pretendi che lo facciano anche i protetti del sistema, beh sei un nemico del sistema e vai contro lo status-quo, e quindi ti arriveranno cartelle esattoriali non dovute, accertamenti e sopralluoghi edilizi, esposti anonimi, inviati, protocollati ed a cui dato seguito dagli stessi funzionari, che la voce fuori dal coro va a denunciare giornalmente.

E così la regola aurea risulterà non fornire MAI l’ accesso agli atti a chi rema contro, prendendosi sempre le opportune denunce in procura per omissione di atti d’ufficio , poi regolarmente archiviate come denunce verso ignoti. Anche quando si chiedono atti di bandi di gara come la mensa scolastica, contratti vessatori e parchimetri stipulati contro i cittadini per far arricchire qualcuno e farci mangiare (gratis) altri… tutto apposto abbiamo le spalle larghe e non ci meravigliamo più di niente!I cittadini che non si allineano con questo concetto di paese delle meraviglie devono necessariamente soccombere allo strapotere del potere, ma fuori dal paesino delle meraviglie c’è il mondo.

C’è la magistratura, la polizia, la procura, la GDF e “santo” ANAC che vigila e veglia su di noi (anzi su di loro).E questi scomodi paesani acquisiti, che nessuno del sistema vorrebbe qui, perché le regole le DEVONO RISPETTARE SOLO LORO (non chi appartiene alimenta e foraggia questo sistema!)… Insomma questi scellerati scomodi residenti possono mettere i bastoni in mezzo alle ruote in maniera talmente dirompente che in questo paese delle meraviglie potrebbero trovarsi a dover cambiare un piano regolatore perché un progetto edilizio è stato prima bocciato al TAR e poi al consiglio di Stato e per indolare la pillola e fornire lo specchietto per allodole in questo cambiamento ci potrebbe anche finire una nuova scuola (che mai verrà fatta) e magari anche un albergo sempre vicino al supermercato… (perché si sa, gia che ci siamo perché esporsi per poco tanto vale spararla grossa!), così la famigghia potrebbe presentare al tribunale fallimentare un pezzo di carta e non fallire!

Bello pensare che in questo paese delle meraviglie il comune e gli uffici comunali si prodighino tanto (addirittura facendo cose potenzialmente illecite come emettere permessi a costruire su zone inedificabili) pur di salvare i compaesani dai fallimenti…

Se lo facessero anche con tutti i commercianti in difficoltà economica, magari non ci perderebbero la faccia!Per non parlare dei condoni e sanatorie edilizie facili per gli ingranaggi del sistema ed impossibili per i non adepti.

E nel far questo potrebbe anche capitare che una vicenda di 40 anni finisca in un nuovo ricorso a causa del tentativo di aggirare le sentenze passate in giudicato con nuove destinazioni urbanistiche… abusivismi annullati (neanche condonati) sia dove erano presenti reperti archeologici, sia dove erano presenti boschi cedui e tutte le persone che proseguono con questi illeciti finirebbero per essere messe in fila una per una e segnalate in procura indifferentemente dal ruolo, che ricoprono nel grande disegno (che siano deus ex machina o semplici passacarte/galoppini…) tutti nel grande tritacarne della giustizia sommaria di fronte alla partecipazione perpetrata a tentativi di scempi ambientali ai quali i cittadini dicono NO.

MA CHE BEL PAESE IMMAGINARIO… SPERIAMO RESTI SOLO IMMAGINARIO!

EPISTEMOLOGIA SCIENZA E SCIENTISMO APPLICATE

Il caso dell’effetto biologico da esposizione ai CEM

Autore: Stefano Gallozzi Versione: 1.6

Data: 21giugno 2020


Abstract:

Questo articolo nasce dall’esigenza di fornire dei riferimenti solidi e facilmente consultabili agli attivisti Stop5G ed a tutti coloro, che si battono usando la ragione per il riconoscimento del “danno” provocato dall’esposizione alle radiofrequenze non ionizzanti.

Partendo da concetti base di epistemologia, ovvero della filosofia della conoscenza e proiettandoli alla questione del riconoscimento e della validazione dei risultati e degli studi scientifici, che dimostrano gli effetti biologici derivanti da una esposizione incontrollata ai campi elettromagnetici, questo piccolo lavoro cerca di chiudere il cerchio sulle false notizie, per lo più negazioniste, messe in giro da tutti coloro, che hanno interesse a far si che il nuovo standard di telefonia (5G) prenda il sopravvento e si affermi nella vita comune. Non si tratta di una semplice sostituzione tecnologica, ma di un aggiunta molto invasiva nella nostra quotidianità, che porterà irrimediabilmente a mistificare lo sviluppo economico di queste nuove “comodità digitali” con un qualcosa, che nulla ha a che vedere con il concetto di “progresso” dell’Umanità e/o di sostenibilità ambientale.



In questo scritto cercheremo di parlare di Scienza quella con la “S” maiuscola!

Sebbene il disquisire di Scienza presupponga una certa padronanza dell’argomento, va detto come non risulti strettamente necessario essere degli scienziati o dei ricercatori per potersi esprimere su alcuni concetti, purché si abbia la costanza di essersi informati SERIAMENTE prima per essere in grado di affrontare adeguatamente le varie sfaccettature.




Il problema insormontabile del comune cittadino che si informa su un argomento, di cui non è esperto, risulta essere il famigerato ISPE DIXIT a cui ci si appella, inevitabile corollario di chi riporta le parole altrui e, inevitabilmente nel far questo, possa in un modo inconsapevole, od in un modo deliberato, travisare il senso ultimo di quello, che viene riportato.

Mentre nel primo caso un “inconsapevole casinaro” non costituisce un problema per la Scienza, poiché agisce in buona fede e quindi con il minimo sforzo può essere edotto della cosa e, conseguentemente corretto, il “deliberato mistificatore”, ha uno scopo fondamentale nel riportare le informazioni nel modo scorretto e questo scopo è far passare il messaggio voluto, anziché le vere sfaccettature del pensiero scientifico ovvero travisare il concetto di errore statistico come prova inconfutabile della fallacia di un ragionamento o di una congettura antagonistica. Contro il mistificatore deliberato non si hanno grandi armi se non sbattere in faccia (magari pubblicamente) le evidenze scientifiche e questo, purtroppo porta a contenziosi e contraddittori sopra le righe, che poco hanno a che vedere con il sano dibattito scientifico.

Nel corso degli ultimi anni è stato coniato un termine che si adatta perfettamente a questa categoria di discutibili esperti, che riportano furbescamente (a proprio comodo) le informazioni volute rispetto un argomento, ne omettono altre e nel bilancio finale riescono a far passare un messaggio fondamentalmente di parte, che però nel complesso diventa inesorabilmente ed oggettivamente falso.

Il termine coniato è SCIENTISMO ovvero quella folta schiera di individui, che spesso si scoprono collusi con il potere, che mistificando un discorso scientifico, riescono a trasmettere un messaggio fuorviante e, di fronte alle evidenze della loro visione limitante di quell’argomento, si appellano all’IPSE DIXIT affermando che non si tratterebbe di parole proprie, ma di affermazioni rilasciate/estratte da studi e/o interviste di questo o quell’altro studioso dell’argomento.

In termini storici più bui si sarebbe potuto urlare alla caccia alle streghe, all’inquisizione spagnola oppure a quella semplice e sana propaganda di regime, li dove un regime per interessi di salvaguardia e tutela del proprio status quo, pretenda di attuare una censura mirata sui contenuti scomodi.

Di fatto lo scientismo è una arma molto dirompente nelle mani della propaganda di qualsiasi status quo e per la sua sola ragione di essere e di contrapporsi alla sana dialettica scientifica, rappresenta un pericolo incommensurabile per una società civile, che abbia come obiettivo storico il “conseguimento di virtute e conoscenza” di dantesca memoria.


Ma facciamo un passo indietro ed andiamo a comprendere di cosa si parla quando si richiama il metodo scientifico e la scienza (quella con la “s” minuscola) per conferirsi un tono di autorevolezza, che altrimenti non si avrebbe.


Il metodo scientifico, o metodo sperimentale, è la modalità tipica con cui la Scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile (riproducibile) e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e delle teorie da vagliare; dall’altra, nell’analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati, associando cioè, come vennero chiamate per la prima volta da GALILEO GALILEI, le «sensate esperienze» alle «dimostrazioni necessarie», ossia dalla sperimentazione alla matematica.


Per poter effettuare una sensata esperienza/esperimento, che sia anche riproducibile da altri scienziati è necessario adottare un protocollo sperimentale, che possa essere identificato in un metodo scientifico chiaro e semplice. A questo metodo sperimentale andrà associato un metodo di trattazione (matematico/statistica) per identificare ed estrarre un contenuto da evidenziare. L’ insieme di questi metodi ed esperienze vengono detti Studi Scientifici.


Il succo di un esperimento/studio scientifico è, come affermava Einstein:

«Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare però che ho sbagliato!»


Con questa semplice affermazione Albert Einstein introduce il concetto di “Principio di Falsificabilità” di una teoria scientifica. Il padre di questo criterio epistemologico si chiama Karl Popper, il quale identifica un unica direzione per delineare la strada, che porta al progresso scientifico, ovvero al progresso del sapere umano e questa strada viene identificata con la falsificabilità di una congettura (ipotesi/teoria).

In particolare nella scienza si procede per congetture e la capacità, che un esperimento possa effettivamente falsificare una congettura, è determinata dalla sua naturale propensione alla falsificabilità. Solo quando una congettura è empiricamente falsificabile allora si parla di risultato scientifico, in caso contrario si parla di metafisica (non-scienza).


Questo Popper ricordava:

«L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bensì un difetto. Ogni controllo genuino di una teoria è un tentativo di falsificarla, o di confutarla. La controllabilità coincide con la falsificabilità; alcune teorie sono controllabili, o esposte alla confutazione, più di altre; esse per così dire, corrono rischi maggiori, ma sono al contempo maggiormente scientifiche.»


In sostanza è possibile asserire una qualsiasi affermazione che abbia connotati scientifici se e solo se la stessa affermazione risulti falsificabile; chiaramente, per definizione stessa di scienza, non risulterebbe possibile eseguire la stessa affermazione in maniera dogmatica ovvero non falsificabile ovvero spacciata per verità assoluta, sebbene questa risulti prassi usuale dello Scientismo in azione.

A tutto questo discorso preliminare chiaramente va aggiunto che la stessa teoria e/o prova falsificatoria (esperimento) può incappare essa stessa in un analogo contro-esperimento falsificatore, che qualora confutasse nel merito il risultato raggiunto potrebbe invalidare la falsificazione originaria.


La tecnica più adoperata dalle flotte di scientisti patentati è il tentativo di screditare gli interlocutori, che asseriscono o portano sul tavolo della discussione scientifica degli studi, che falsificano le congetture scientiste.

Le modalità adottate dallo scientismo per evitare il confronto sono sempre le stesse:

  • gli autori non sono autorevoli (tentativo di screditare gli autori definendoli non all’altezza del confronto): “io parlo solo con persone al mio livello, con professori ordinari, con ricercatori, con laureati ecc.”

  • lo studio e/o la statistica non è adeguata (tentativo di screditare lo studio definendolo non all’altezza del confronto): “questo studio è pubblicato su una rivista non adeguata o a basso impact factor ecc…”.

  • ci sono altri studi (magari tantissimi), che trovano risultati differenti (tentativo di screditare il risultato sulla base dei contro studi riconosciuti, magari preparati e confezionati al bisogno).


Ognuno di questi tentativi molto cari ai talk show televisivi, denota solo una goffa comprensione delle più basilari regole epistemologiche e nel complesso tramuta una affermazione da scientifica (confutabile) in dogmatica (ipse dixit).

Tanto è che a corollario delle comuni tecniche di mantenimento dello status-quo scientista si materializzano delle vere e proprie operazioni di censura che, un eventuale braccio colluso di scienziati può decidere di porre in essere per non dare seguito a delle affermazioni alternative e controproducenti per il dogma scientista di turno. La CENSURA (di regime) è sempre una azione deprecabile da qualsiasi ambito essa venga posta in essere poiché la Scienza (quella vera) non ha bisogno di censura alcuna per affermare e consolidare un trend scientifico.

Da notare che si è parlato di trend poiché trattasi SEMPRE E SOLO DI TREND e MAI DI VERITA’. Questo ricorso alla censura è chiaramente auspicato nel caso, in cui vi siano dei risvolti economici non indifferenti nel far affermare una visione del mondo rispetto ad un’altra e/o questa o quella congettura non verificata possa in un qualche modo alterare la percezione del rischio e/o costituire un pericolo per la salute pubblica.

Quindi in sostanza, come garanzia di principio per una corretta pratica di ricerca, è, oltre alla “fede nella ragione”, mantenere SEMPRE un atteggiamento di apertura verso i fatti (ovvero di predisposizione fallibilista della tesi, che si appone), volto ad arricchire continuamente il contenuto informativo della teoria con cui si lavora, tramite ripetuti tentativi di messa alla prova della teoria stessa.

Alla mera teoria falsificazionista popperiana si contrappone un altro epistemologo di fama mondiale, l’anarchico Paul K. Feyerabend, il quale, nelle sue battaglie contro il metodo scientifico, evidenziò spesso come molti progressi scientifici epocali, per lo più inaspettati ed insperati, nacquero proprio da congetture, che non avevano seguito le solite prassi del metodo scientifico e si cristallizzarono in maniera dirompente nel trend, di cui sopra.

Se rapportassimo al panorama moderno le constatazioni di Feyerabend dovremmo rivalutare le notizie virali, che circolano sui canali social (chiaramente identificate come Fake News dalla flottiglia di Scientisti di professione) e che spesso portano dietro una serie di congetture, senza alcunissimo fondamento, che poi allo stato dei fatti, si rivelano corrette. Questo approccio social-anarchico nel 90% dei casi porta a falsi positivi, ma in una piccola percentuale rappresentano invece delle verità “scomode” tacciate per false, solo perché contrarie alla “Verità” millantata dai sedicenti scientisti di professione (e/o di regime).

Il compito dello scienziato è quello di sfatare la Falsa Notizia e tenere il timone dritto nel conseguimento virtuosamente-asintotico della verità su una determinata tematica, ma anche mantenere la mente aperta a quel 10% di false notizie etichettate come tali dal main stream mediatico, che chiaramente di falso non hanno nulla. In effetti a livello sociologico si è assistito ad una impennata clamorosa di false notizie messe in circolo proprio dai canali ufficiali nel tentativo di screditare le vere notizie (spacciate comunque per false) per poi, nel caso, in cui tutto questo non dovesse bastare, essere autorizzati a calare la scure della censura e/o dello screditamento seriale.

Quindi molto spesso le stesse persone, che confutano ufficialmente le fake news (realmente false) sono gli stessi, che le diffondono per poter appioppare l’etichetta di Terrapiattisti, Rettiliani, Complottisti a chi invece porta avanti congetture reali e scientifiche ed in questo modo poter scatenare uno “shitstorm”1 mirato a screditare le tesi sostenute passando per il discredito delle persone, che le sostengono. Queste persone sono facilmente identificabili perché sono abituate a denigrare chiunque sostenga una tesi differente dalla propria usando termini e nomignoli come “GOMBLOTTO”, “TERRAPIATTISTA”, “RETTILIANO” ( ecc…) ergendosi ad un livello superiore della discussione.

Trattasi di un film già visto e spesso trattasi anche di persone finemente addestrate, che in un certo senso possono essere scatenate a livello mediatico, da chi ricopre ruoli istituzionali/politici e/o da chi pratica un mestiere in chiaro conflitto di interessi con le tesi scomode.


A QUESTO PUNTO LE NOSTRE PILLOLE EPISTEMOLOGICHE POSSONO ESSERE ASSOCIATE AD UN CASO REALE:


GLI EFFETTI BIOLOGICI DANNOSI DERIVANTI DALL’ESPOSIZIONE ALLE RADIOFREQUENZE NON IONIZZANTI


Le tesi degli Scientisti si configurano, come già raccontato, assumendo i connotati di VERITA’ ASSOLUTE:


non vi sono PROVE di danni derivanti dall’esposizione ai CEM non ionizzanti”


oppure

fatemi vedere anche solo un esperimento che dimostri effetti dannosi e vi do ragione”


oppure ancora

chiaro che se dovesse emergere un danno alla salute ci fermeremmo,

ma questo danno non c’è”


e tante altre.


Cosa afferma la vera Scienza (con la “S” maiuscola) nei riguardi di queste affermazioni?

Intanto ai seguenti siti sono disponibili alcune decine di migliaia di studi scientifici moltissimi dei quali referati su riviste di fama internazionale, che espongono i case-studies sull’interazione della radiazione elettromagnetica non ionizzante con il materiale biologico.

Sono studi di tutti i tipi, che utilizzando differenti frequenze ad intensità differenti: ci sono studi su animali, studi su umani, studi epidemiologici, studi su cellule, batteri ecc.

Come qualsiasi nuova frontiera di ricerca alcuni studi hanno dato esito positivo, altri studi esito positivo ma statistica insufficiente, altri studi hanno dato esito inconcludente e/o anche esito negativo.


In percentuale gli studi sono al 50% evidenziano effetti positivi (ovvero biologicamente rilevanti) ed altrettanto 50% evidenziano effetti negativi (ovvero biologicamente non rilevanti o inconcludenti).

Le percentuali si modificano sensibilmente quando si vanno a differenziare gli studi per quelli, che sono i canali di finanziamento (si vedano Huss, Egger Hug, Huwiler-Munter and Rossli 2007; Myung, 2009; Dubey, Hammandiu and Gupta 2010; Lai 2010; Levis, Minicuci, Ricci, Gennaro, Garbisa 2012; Hardell 2013). In particolare se si prendono studi condotti da enti pubblici e/o non legati all’ industria delle TLC, la stragrande maggioranza di questi studi (>70%) ha rivelato effetti biologici dannosi/nocivi per la salute umana (o potenzialmente tali), mentre poco meno del 30% effetti negativi o inconcludenti. La percentuale degli studi si ribalta nel momento, in cui prendiamo gli studi, nei quali risulti chiaro il finanziamento da parte delle industrie di telecomunicazioni: circa il 30% di effetti dannosi ( o supposti tali ) per la salute e 70% di risultati con effetti non dannosi (o inconcludenti). Questi studi hanno evidenziato senza ombra di dubbio il conflitto di interesse nella scienza deputata al riconoscimento dei danni da esposizione ai CEM, si veda [40].

Tale conflitto di interesse è stato anche più volte valutato da tribunali di tutto il mondo come fonte di discredito degli studi finanziati dall’industria, i quali vengono ritenuti molto meno rigorosi ed attendibili rispetto a quelli effettuati da organismi indipendenti.

Ma riprendendo il discorso epistemologico, di cui abbiamo parlato nella prima parte di questa monografia: indifferentemente da quanto, chi finanzia gli studi influisca effettivamente sulla capacità di condurre uno studio scevro da condizionamenti dell’industria, quello che risalta all’attenzione dello scienziato medio è la percentuale assolutamente NON NULLA delle situazioni, in cui vengono riscontrati ed evidenziati dei danni alla salute. Indifferentemente dal canale di finanziamento e/o dall’entità dell’ esposizione alle onde il danno biologico conseguente all’esposizione ai CEM non ionizzanti risulta comunque riconosciuto!


La considerazione ovvia in questo caso è che l’affermazione secondo cui NON ESISTONO PROVE CHE LE ONDE ELETTROMAGNETICHE PROVOCHINO DANNI ALLA SALUTE SI AUTO-FALSIFICA PER DEFINIZIONE anche dagli stessi studi finanziati dall’industria di TLC stessa!


Ecco quindi che si evincono centinaia di studi, in cui emergerebbero sintomi più o meno gravi da esposizione alle radiofrequenze, con studi, che metterebbero in stretta relazione la vicinanza dell’esposizione ad una sorgente con l’incidenza di una qualsivoglia manifestazione patologica correlata.


Ma quale è il punto di demarcazione da considerare a sostegno di una tesi e/o a discredito dell’altra?

La Scienza (quella con la “S” maiuscola) non si fa “UN TANTO AL CHILO”, con il numero di articoli a sostegno di una tesi, ma con la plausibilità di un meccanismo di azione e le condizioni al contorno affinché questo meccanismo entri in azione e si manifesti e/o si ripresenti rendendo il fenomeno riproducibile. Per essere genericamente considerato scientificamente valido, uno studio deve semplicemente essere riproducibile ed avere una rilevanza statisticamente significativa (mostrare un trend fuori dagli errori statistici); applicando queste due regole possiamo epistemologicamente parlare di studio scientifico verificato/rigoroso.


Nel caso dell’esposizione alle radiofrequenze si aggiungono altri criteri, come meglio coniato dall’Iternational Agency for the Research on Cancer, IARC (per valutare nel dettaglio la cancerogenicità di un agente) in quello, che è il famigerato metodo ***ACCERTATO*** (vedere figura).


Con l’ insieme di questi accertamenti metodologici è possibile verificare una congettura sulla cancerogenicità dell’esposizione ai CEM e, sopratutto, quantificarne il livello di interazione e quindi di danno, ricalibrando eventualmente la normativa vigente, in quanto tale approccio può essere usato per differenti domini/patologie 8non solo quelle oncologiche).

Riassumendo risulterebbe necessario avere:

  1. esistenza di esperimenti positivi su ANIMALI

  2. esistenza di esperimenti positivi su COLTURE CELLULARI

  3. ogni esperimento deve essere RIPRODUCIBILE da altri scienziati (ritrovando risultati analoghi entro gli intervalli di confidenza strumentali e metodologici)

  4. il DANNO da ESPOSIZIONE all’agente deve manifestarsi in una proporzionalità DOSE-RISPOSTA

  5. i risultati devono essere STATISTICAMENTE RILEVANTI

  6. i risultati devono condurre a considerazioni EPIDEMIOLOGICHE verificabili nel medio-lungo termine sull’insorgenza di una o più PATOLOGIE nell’UOMO


Esistono chiaramente studi in falsi positivi, ma anche studi in falsi negativi. Quindi l’unico fattore determinante è la riproducibilità, che porti ad un aumento statistico del sapere in merito al singolo meccanismo di azione/esperimento.


La tecnica mistificatoria diffusa, esportata e riprodotta a partire dall’industria del tabacco viene ormai usata a comando ed è nota come “Strategia del Tabacco”, vedere appendice A.

In sostanza è costituita dalla prassi di inondare di studi spazzatura le riviste scientifiche e dibattiti pretestuosi l’opinione pubblica ed i talk show, su qualcosa di già fondamentalmente assodato dalla comunità scientifica; tale azione produce come inesorabile effetto l’aumento del tempo medio necessario a raccogliere la statistica necessaria a fortificare una tesi (per cristallizzarla e consolidarla). Si tratta invero di una strategia deliberata da parte dell’industria atta a “diluire il brodo” mettendo in essere azioni aggressive di marketing, che finiscono per imporre un prodotto negandone categoricamente la nocività in maniera pretestuosa, prima ancora di comprendere se quel prodotto risulti (o meno) nocivo (e sopratutto quanto).

E’ così che dal 2G si è passato al 3G poi al 4G ed infine al 5G, ogni evoluzione tecnologica viene vista come pretesto per abbandonare le precedenti tecnologie (poi mai realmente abbandonate) in modo che man mano che la statistica sugli effetti dannosi si va a consolidare per una precedente tecnologia, ecco che si passa a quella successiva per la quale gli addetti ai lavori affermano la mancanza di studi dedicati sulla presunta pericolosità e da qui il pretesto per proseguire. La verità è che esistono studi chiaramente conclusivi sulla nocività dell’esposizione ai campi elettromagnetici non ionizzanti già dagli anni ‘70 (si veda [1]): si tratta di studi scientifici fatti nell’ ex-U.R.S.S. e riportati dalla DIA in USA. Sempre a partire dal 1974 l’ Ufficio statunitense della policy per le telecomunicazioni ha cominciato a redigere dei report annuali in un programma per l’individuazione dei danni biologici da esposizione alla radiazione elettromagnetica non ionizzante, con esiti positivi. Da allora queste evidenze si sono moltiplicate e consolidate, ma il retro della medaglia del metodo scientifico non prende in considerazione il conflitto di interessi e la possibilità, che uno studio di parte “metodologicamente taroccato” possa “falsificare” uno studio non di parte insinuando un dubbio, apparentemente lecito nell’ interlocutore e/o nel pubblico esterno, che ritiene in buona fede la pratica scientifica per definizione.


Con questo documento diamo delle risposte chiare e serie affinché finalmente questo gioco delle parti non si ripeta ANCHE con il 5G e che anzi, venga preso a pretesto per ridimensionare in maniera appropriata tutta l’infrastruttura tecnologica, che finiscono per produrre una sovra-esposizione ai CEM per la popolazione (non solo telefonia chiarmanete!).

Fino al 2 e 3G si è compreso che le onde elettromagnetiche provocano i seguenti sintomi in percentuali variabili che dipendono da intensità, frequenza e tempo medio di esposizione (vedere figura), ma non si tratta solo delle tecnologie utilizzate dalla telefonia mobile, ma di tutte le fonti di radiazione CEM ad alta frequenza.

  • Stress-ossidativo ed aumento dei radicali liberi (responsabili della maggior parte delle patologie croniche ed autoimmuni)

  • Disturbi del sonno

  • Stanchezza cronica

  • Mal di testa cronico

  • Sensazione di disagio

  • Difficoltà di concentrazione

  • Perdita della memoria

  • Tendenze depressive

  • Disturbi visivi

  • Disturbi uditivi

  • Irritabilità

  • Problemi alla pelle (psoriasi)

  • Disturbi cardiocircolatori

  • Confusione

  • Abbassamento della libido


Come è lecito aspettarsi dallo studio “Increased Incidence of Cancer near a Cell-Phone Transmitter Station” di R.Wolf&D.Wolf del 2004 (vedere immagine sopra) l’incidenza, ovvero la percentuale di contrarre (e riscontrare) determinati sintomi “lievi” (eventualmente reversibili) risulterebbe giustamente proporzionale alla vicinanza ad una stazione radio base in funzione. Gli studi in questione sono stati fatti in paesi come la Francia, la Germania, la Spagna, Israele, (ecc.) si vedano anche Santini et al 2002, Eger et al 2004, Oberfeld et al 2004. Uno studio sulla rivista Neurotoxicology del Marzo 2007; 28(2): 434-40 G Abdel Rassoul et al, identifica le seguenti percentuali di disturbi lamentati da parte, di chi vive vicino ad una cell-tower: mal di testa nel 23,5%; perdita di memoria nel 28,2%; confusione nel 18,8%; tremori nel 9,4%; sintomi depressivi nel 21,7% e disturbi del sonno nel 23,5% rispetto al campione di controllo di individui lontani dai ripetitori, che manifestavano suddetti disturbi in percentuale nettamente inferiore (10%, 5%, 5%, 0%, 8.8% e 10%).


Purtroppo sono stati riscontrati anche danni ben più gravi di seguito schematizzati:

  • Danni cellulari ed al DNA ( rottura del filamento singolo del DNA, rottura del filamento doppio del DNA, ossidazione delle basi del DNA)

  • Diminuzione della Fertilità Maschile e Femminile

  • Aumento degli aborti spontanei

  • Effetti ormonali ed abbassamento del livello ormonale (estrogeni, progesterone e testosterone)

  • Danni neurologici e neuropsichiatrici

  • Danni al cristallino

  • Apopstosi e morte cellulare

  • Effetti Cancerogenici

sul cervello e cervelletto (glioma e glioblastoma)

alla cistifellea

alla prostata

alle ghiandole salivari

al pancreas

ai polmoni

al nervo acustico

al sangue (leucemie)

alla pelle (melanoma)

al cuore (schwannoma)


Anche l’incidenza tumorale a livello statistico/epidemiologico è stata studiata da anni ed anche in queste circostanze la mistificazione dell’industria si è fatta sentire; ad esempio nel 1992 a seguito di un aumento significativo di casi di tumori e leucemie nelle vicinanze delle Sutra Towers nella baia di S.Francisco il prof. Selvin studiò tutta la casistica di neoplasie e le correlò geograficamente con la lontananza dalla stazione radio-emittente, non trovando una correlazione poiché l’andamento di casi di tumore non andava degradando con la distanza come ci si attendeva, ma in alcuni casi aumentavano invece di diminuire.

Ufficialmente il risultato venne bollato come mancanza empirica di una correlazione tra esposizione ai CEM ed insorgenza del cancro. Nel 1997 si scoprì che le antenne Sutra Towers, invece di dislocare spazialmente in maniera isotropa (uguale in tutte le direzioni) il segnale e quindi decrescendo proporzionalmente con la distanza, concentravano in anelli concentrici l’irraggiamento spaziale, quindi la correlazione venne nuovamente fatta da Hammet & Edison nel 1997 e si trovò una correlazione al 100% tra la distribuzione spaziale dei tumori e la distribuzione spaziale del segnale delle antenne fino a circa 10Km di distanza in linea d’aria. Analoghi risultati di correlazione ed incremento tumorale vennero trovati a Belo Horizonte in Brasile utilizzando SRB di telefonia con segnale che variava tra 0.4 e 12.4V/m.

Insomma già prima degli anni 2000 il panorama era chiaro e gli studi scientifici parlavano senza ombra di dubbio sui reali danni, compresa la cancerogenicità, derivanti dall’esposizione alle radiofrequenze in generale (senza concentrarci su una frequenza nello specifico).


L’ Homo Sapiens si è evoluto nel corso dei suoi 3 milioni di anni di storia adattandosi naturalmente ad un CEM naturale ingente:


50μT CAMPO MAGNETICO e 130V/m CAMPO ELETTRICO


La differenza fondamentale è che questo CEM naturale presenta una caratteristica fondamentale, ovvero quella di essere all’incirca continuo ovvero quasi-costante ovvero stazionario (non pulsato/variabile). In particolare la componente naturale pulsata (non continua) con la quale l’uomo, assieme agli esseri viventi su questo pianeta, si è evoluto si attesta intorno ai ~0.0002V/m ovvero 2*10-4 V/m.

Per comprendere euristicamente il motivo, per cui la componente pulsata artificiale introdotta con le TLC risulti tanto biologicamente rilevante rispetto alla componente naturale comunque ingente non pulsata ci vengono incontro le equazioni di James Clerk Maxwell:





Shape10

















Da queste equazioni emerge chiaramente come la variabilità di un segnale risulti importante:

un corpo IMMERSO in un CAMPO MAGNETICO VARIABILE produce

un CAMPO ELETTRICO e quindi una CORRENTE ELETTRICA INDOTTA

e

un corpo IMMERSO in un CAMPO ELETTRICO VARIABILE produce un

CAMPO MAGNETICO INDOTTO DI SEGNO OPPOSTO


Quello che è emerso nel corso degli anni da parte della comunità scientifica è che i danni da CEM si materializzano a causa di quattro differenti livelli di interazione con la materia, secondo i quali bisogna valutare quattro fattori specifici:

1) Frequenza (energia trasportata)

2) Potenza (intensità del segnale)

3) Modulazione (variabilità del segnale)

4) Tempo di esposizione (ore, giorni, mesi e/o anni)

A seconda della situazione un fattore può diventare dominante come principale causa di danno.

Quello che però nessuno si sarebbe aspettato è che l’industria della telefonia sarebbe ad un certo punto intervenuta a gamba tesa: secoli di evoluzione scientifica nel campo della Fisica sono stati azzerati nel giro di pochi anni da sedicenti scienziati che, tornando alla Fisica Classica deterministica dell’800 hanno cominciato ad affermare in ogni dove il loro ipse dixit dogmatico sul fatto, che l’unico livello di interazione fisica “riconosciuta” (da loro), che produce la cancerogenicità riguarda le onde ionizzanti, ovvero quelle onde (oltre gli UV), che posseggono una frequenza tale da trasportare una energia sufficiente a ionizzare gli atomi, ovvero a strappare dalle loro orbite gli elettroni. Del resto si sa bene che per una onda E=hν=h/λ, quindi superate le frequenze dell’ultravioletto un fascio CEM ha energia abbastanza elevata (E>13.6eV per idrogeno minore per altri atomi) da ionizzare al 100% gli atomi.

La tesi sostenuta è che al di sotto dell’energia di ionizzazione non sia possibile ionizzare gli atomi, rompere i legami molecolari (e di conseguenza aminoacidi, basi nucleiche, proteine, DNA, RNA ecc…), quindi l’ unico meccanismo di interazione con la materia per frequenze non ionizzanti risulterebbe il riscaldamento della materia; tali meccanismi vengono riassunti nei cosi detti Effetti Termici, dovuti al riscaldamento provocato dall’assorbimento ed alla conseguente dissipazione dell’energia in questione sui tessuti e corpi immersi nei CEM.

Poco conta se la Fisica dal 1800 è evoluta scoprendo che gli atomi vengono ionizzati anche ad energie inferiori perché in Fisica Quantistica non esiste una relazione uno ad uno tra onda e particella (fotone), che interagisce con gli atomi, ma esistono i famigerati “quanti di energia”, che raccolgono assieme gruppi di fotoni. Nella meccanica quantistica esiste una probabilità NON NULLA che un fotone avente energia inferiore alla barriera di ionizzazione effettivamente superi questa barriera ionizzando l’atomo incidente, fenomeno chiamato Effetto Tunnel.

Senza complicare troppo la narrazione ci rifacciamo alla figura per spiegare l’effetto tunnel quantistico.

Essendo la probabilità di attraversamento della barriera non nulla è chiaro che la probabilità di provocare ionizzazione anche ad energie inferiori al limite di ionizzazione risulterà maggiore di zero ed aumenterà con la statistica degli eventi (questo è un fatto!).

Detto altrimenti, quello che rappresenta un danno certo agli atomi, al DNA, alle cellule ecc. per radiazioni ionizzanti (probabilità, P= 100%), diventa un danno probabile (P>0) per le radiazioni non ionizzanti, nel senso che viene governato dalla probabilità, ovvero dalla meccanica statistica e cioè assume connotati epidemiologici, che si manifestano non nell’immediato ma nel medio-lungo termine.

Ammettendo la plausibilità del meccanismo di azione di corollario si riabilitano i rimanenti due effetti di interazione: la modulazione del segnale (ovvero il modo, in cui il segnale viene trasmesso) e la lunghezza temporale (periodo medio) dell’esposizione ai CEM. Questa casistica di interazioni con la materia a medio-lungo termine vengono definiti Effetti Non Termici.


Circa la cancerogenicità dell’ esposizione ai CEM non ionizzanti sono da evidenziare attentamente i due studi paralleli condotti sui ratti di laboratorio dell’Istituto Ramazzini di Bologna e del National Toxicology Program, NTP americano, che evidenziano parallelamente ed indipendentemente tra loro, un aumento significativo di alcuni tipi di tumori, uno nell’esposizione ad un campo vicino (NTP) simulando il campo generato da un dispositivo cellulare e l’ altro derivante dall’ esposizione ad un campo lontano (Ramazzini) simulando il campo generato da una antenna SRB nel cui segnale gli utilizzatori sarebbero esposti. Si tratta di evidenza caso-controllo su tipologie tumorali particolarmente rare, che rendono l’analisi molto risolutiva in termini di correlazione con l’ agente patogeno. Se non fossero stati così rari si sarebbe potuto pensare ad altri meccanismi di azione, visto che il campione sottoposto ha subito un incremento significativo (entro gli errori, comunque NON una fluttuazione statistica) di questi tumori rari, l’analisi statistica risulta quindi sufficiente a determinare che l’ esposizione ai CEM provoca tumori, sulla percentuale di incremento si può discutere, ma sulla cancerogenicità no per definizione.

Nonostante le forti evidenze epidemiologiche, nel 2011 la IARC non ha scelto per le radiofrequenze una classificazione di cancerogeno “possibile” (classe 2B) evitando una classificazione più stringente poiché gli studi sugli animali erano carenti. Nel 2018, come mostrato prima, i due autorevoli istituti, NTP e Ramazzini, hanno pubblicato i loro studi su ratti e topi esposti a radiofrequenza, riscontrando l’aumento degli stessi tipi di tumore e rafforzando così le prove del rischio cancerogeno. A questi vanno aggiunti due studi europei del 2014, che concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come “cancerogeno certo per l’Uomo” in Classe 1 e che gli effetti dell’esposizione a radiofrequenza risultano inesorabilmente ***cumulativi***, si vedano [37] e [38].

Siamo quindi in attesa di una riclassificazione dei CEM non ionizzanti in cancerogeno “probabile” (classe 2A) oppure in cancerogeno “certo” (classe 1) entro la fine del 2020 (pandemia permettendo!).



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Riguardo i danni provocati al DNA da esposizione non ionizzante si basti citare gli studi recenti effettuati come meta-analisi dei topi esposti all’esperimento del NTP americano e del istituto Ramazzini di Bologna, che hanno evidenziato un aumento significativo dei danni al DNA con l’aumentare dell’esposizione, si vedano Smith-Roe, Wide et al 2019, cosa del resto già conosciuta dal 2006 con lo studio del MIT, pubblicato il 30 ottobre 2009 sul MIT Technology Review, in cui si dimostra inequivocabilmente come l’incremento della probabilità di rompere i legami del DNA aumentando la frequenza del segnale fino ai TeraHertz anche a bassissime potenze del segnale (ordine del milliWatt).


E’ così che esistono studi che hanno evidenziato come, contrariamente a quello che viene affermato dagli ingegneri e dalle case delle TLC, a parità di potenza di esposizione le precedenti tecnologie risultino meno dannose (sebbene utilizzino segnali più potenti), di quelle più recenti (e con segnali meno potenti): si tratterebbe quindi di un Effetto di Modulazione del segnale facilmente verificabile da studi come i due nelle foto, Morgan, Miller, Davis et al 2011 e Carlberg & Hardell et al, 2015.


Quindi riassumendo a parità di esposizione, ovvero di potenza del segnale il 3G risulterebbe più dannoso (produce maggior rischio/incidenza tumorale) del 2G; mentre il 4G sarà necessariamente più dannoso del 3G ed il 5G lo sarà del 4G e così via!


Una bella batosta per chi propina la falsa aspettativa, che le nuove tecnologie risulterebbero meno impattanti sia a livello di esposizione sulla popolazione sia a livello di danno ambientale (essendo più piccole, a minor potenza e quindi di minor portata). A tal fine Hardell e Carlberg hanno evidenziato un rischio quintuplicato di contrarre un glioma in età adulta quando l’utilizzo del telefono cellulare inizia prima dei 20 anni. (si veda Hardell L. e Carlberg M. (2011) Pooled analysis of two control studies of malignant brain tumors and the use of mobile and cordless phones including living and deceases subjects International Journal Oncology, 38(5): 1465-74.)




















L’unica alternativa per applicare il sistema tabacco diventa quella di negare in toto la cancerogenicità ed i danni prodotti al DNA dei soggetti esposti a radiazioni non ionizzanti.


Nel far questo si è puntato molto su un grande studio epidemiologico (che avrebbe decretato la parola fine!) sul quale le industrie delle TLC però avevano investito una grossa fetta di finanziamenti (circa 60%) e quindi, marginalmente, possedevano il controllo sul risultato da evidenziare. Ecco quindi che nell’INTERPHONE PROJECT studi fatti tra il 2000 ed il 2004 in tutto il mondo e pubblicato solo nel 2015 con 11 anni di ritardo) ha portato ad un nulla di fatto. Poi gli stessi risultati sono stati rianalizzati da team di ricercatori indipendenti e sono stati trovati svariati errori metodologici e fattori di confondimento, che avevano inquinato e depistato il risultato finale (non uno ma 18 errori statisticamente e metodologicamente rilevanti!).

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Chiaramente qui la strategia è quella di affermare che lo studio Interphone non ha prodotto risultati significativi e per confermare questa posizione ci si avvale dello studio (PD Inskip del Neuro Oncol nel 2010) sull’aumento dell’utilizzo degli utilizzatori di cellulari, che non coincide (in America) con un aumento del numero di tumori, cosa del resto smentita in Francia (tumori al cervello aumentati di un fattore 4 in 20 anni a tutte le età) ed in Inghilterra (tumori al cervello aumentati di un fattore 2 dagli anni ‘70 fino al 2015): l’ eccezione (posto che lo studio non sia da falsificare come l’Interphone), che confermerebbe la regola consolidata.

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Come è facile osservare dal grafico per l’ incidenza del glioblastoma in UK la correlazione con l’utilizzo (aumento degli utilizzatori di cellulare in UK) proporzionale alla percentuale di penetrazione di queste tecnologie nel regno unito è disarmante. Un chiaro esempio di come le conclusioni dello studio americano siano da considerarsi falsificate in toto.





Ovviamente per ridurre gli errori sistematici dovuti alle esposizioni pregresse in uno studio epidemiologico le analisi più significative sull’incidenza tumorale dovrebbero essere fatti in fasce pediatriche. A tal proposito siamo in attesa della prima uscita dello studio mobi-kids effettuato dal 2010 al 2015 analizzando i tumori cerebrali dei giovani da 10 a 24 anni in relazione all’uso dei cellulari.

Mobi-kids segue i risultati di un precedente studio denominato Cefalo, che evidenziava un aumento di tumori nei bambini ed adolescenti, ma che venne ritenuto statisticamente non rilevante per via della scarsa statistica quindi nonostante l’IARC ufficialmente abbia stimato nel 2018 lo 0.54% e 0.96% di incremento tumorale annuo per bambini ed adolescenti (vedere Stelianova & Foucher et al, 2018). Lo studio Mobi-kids è stato quindi fatto per dirimere la questione sul reale incremento tumorale nelle fasce pediatriche: sono stati analizzati 898 casi su 1912 casi di controllo. Lo studio è terminato nel 2015 ed i dati sono stati inviati alla Commissione Europea nel 2017, dalla quale, dopo 3 anni circa l’unica notizia trapelata a riguardo risulterebbe il seguente trafiletto in un comunicato stampa:

A causa dell’uso diffuso di dispositivi di comunicazione quali i telefoni cellulari, i risultati dello studio, che riguardano potenziali effetti negativi per la salute, potrebbero ricevere un grande livello di attenzione da parte dell’opinione pubblica e potrebbero avere implicazioni a livello sociale”

Il che non lascia presagire nulla di buono sul risultato dell’indagine epidemiologica pediatrica e chiaramente neanche per le casse delle società di TLC quando questi dati verranno resi pubblici.

Del resto nei business-plan di ogni società di TLC è presente una voce nella sezione Risk Management, che riguarda proprio la possibilità (seppur ritenuta da loro remota) di una riclassificazione delle radiazioni CEM come ***cancerogene certe***.


Tralasciando gli effetti cancerogenici, che fanno molta più paura, ma che per definizione rappresentano solo la punta dell’iceberg di tutte le patologie causate da una esposizione non controllata ai CEM, esistono altri effetti gravi non trascurabili, che incidono negativamente sulla qualità della vita e sulle future generazioni.

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E’ stato scoperto che l’esposizione in gravidanza aumenta significativamente il battito cardiaco del feto e quello prenatale con possibilità ed aumento del rischio di aborti prematuri e/o spontanei.


L’ uso di cellulari diminuisce la qualità dello sperma nell’uomo (mobilità, numero e morfologia) e questa diminuzione risulta direttamente proporzionale al tempo medio di esposizione.

Nei ratti si assiste ad una progressiva diminuzione di nuove nascite dei ratti esposti rispetto a quelli non esposti, e se l’esposizione risulta prolungata questa porta ad una infertilità irreversibile.

La possibilità di rendere sterili i giovani ragazzi e ragazze posizionando il cellulare nelle tasche (o nel reggiseno) vicino alle mucose genitali sono già state oggetto di campagne di sensibilizzazione negli UK in scuole centri commerciali ecc… per far comprendere l’impatto devastante, che queste tecnologie hanno sulla sterilità futura di persone ancora strutturalmente “in formazione”. Per il corretto uso dei cellulari si rimanda alla figura.

Il 15 Gennaio 2018, una sentenza del TAR del Lazio ha condannato i ministeri di salute, sviluppo economico, ambiente e pubblica istruzione ad attuare entro 6 mesi una campagna informativa sul corretto utilizzo degli apparecchi di telefonia mobile, a seguito di riscontrati “effetti nocivi sulla salute umana”. Tale campagna è da considerarsi assolutamente inadeguata, poiché l’unico pericolo evidenziato da tale informativa è risultato essere quello del rischio incidenti in auto se si usano i telefonini mentre si guida!


Altro effetto altamente dannoso per la nostra società riguarda gli studi condotti da Taheri et al del 2017 e confermati da M.M. Movahedi et al nel 2019 secondo cui delle colture batteriche (“Listeria Monocytogena” e la “Escherichia Coli”) sottoposte a radiazione di cellulare (GSM @ 900MHz) e WiFi (@ 2,4GHz) diventerebbero resistenti a differenti tipi di antibiotici; quindi, considerando che a causa dell’antibiotico-resistenza, nel 2017 si sono contate circa 24mila morti in Europa conclamate per questa causa, stando l’incremento dell’esposizione media della popolazione (e quindi dei batteri) si prevede che entro il 2050 ci potrebbero essere qualcosa come 10milioni di morti imputabili all’antibiotico-resistenza solo in Europa, modulando il fatto che la mortalità di qualsiasi cosa è determinata anche dall’efficacia (in questo caso inefficacia) delle cure mediche.

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Qui uno stralcio in italiano dell’intervista al prof. Olle Johansson, ex capo dell’Unità Sperimentale di Dermatologia, Dipartimento di Neuroscienze, Karolinska Institute, Stoccolma, Svezia, ed ex professore a contratto del Royal Institute of Technology, anche Stoccolma:

Oltre ai rischi di cancro al cervello e al cuore, i segnali del telefono cellulare e WiFi possono anche influenzare la barriera emato-encefalica e aprire le molecole tossiche nel cervello, ferire e uccidere i neuroni dell’ippocampo (uno dei centri cerebrali per la memoria), o creare problemi alle proteine ​​essenziali per il cervello impegnate nel suo metabolismo, in risposta allo stress. Gli spermatozoi analizzati mostrano più difetti alla testa, e in forte diminuzione come quantità, motilità e vitalità. Sono stati osservati oltre che gravi ripercussioni sulla fertilità anche danni al DNA. I segnali wireless possono aumentare lo stress ossidativo nelle cellule e portare ad un aumento delle citochine proinfiammatorie e una minore capacità di riparare le rotture del DNA e del filamento singolo del DNA identificando una chiara genotossicità. Sono stati anche evidenziati deficit cognitivi nell’apprendimento e nella memoria.”


Ci preme quindi sottolineare che non va eseguita una operazione di allarmismo nei riguardi delle nuove tecnologie, che non vanno criminalizzate, ma studiate nello specifico della tipologia di onde, che utilizzano come portanti, dell’intensità (specifica) e delle modalità di propagazione del segnale.

Ecco quindi che il WiFi in teoria non presenterebbe minori rischi rispetto alla comunicazione dati proveniente dal proprio dispositivo cellulare, in quanto vengono utilizzate antenne con potenza inferiore rispetto a quelle del cellulare o del ricevitore SRB, però anche sul WiFi emergono criticità non indifferenti e, per far si che l’impatto di questi dispositivi sia compatibile con la vita umana, gli stessi debbono essere posizionati in luoghi idonei tali, che non si avvicini nessuna persona nel raggio di alcuni metri.

Il massimo dell’irradiamento di questi dispositivi avviene infatti in “downlink” e quindi una stretta vicinanza ai router durante il trasferimento dati può facilmente far superare i livelli di attenzione identificati dalla normativa. Si veda a tal proposito la figura con un misuratore posto in stretta vicinanza ad un PC con hot-spot WiFi spento (0,16V/m) e lo stesso con hot-spot WiFi acceso (21,71V/m).

Chiaramente il discorso si estende facilmente dai 2,4GHz ai 5,8GHz ed eventuali frequenze intermedie (vedasi i 3,7GHz del 5G); inoltre i dispositivi mobili (cellulari, palmari, tablet, notebook ecc…), anche qualora non lavorassero in modalità hot-spot (nella quale emettono al massimo del segnale), rappresentano essi stessi una fonte di irraggiamento poiché dialogando direttamente con i router/antenne WiFi, sono da considerarsi essi stessi antenne emittenti.

In questo senso la migliore alternativa per un utilizzo prolungato è il cavo ethernet.


Lo stesso discorso va applicato alla tecnologia, 5G che non va demonizzata in quanto tale, ma va esaminata in termini di frequenze utilizzate, modalità e tecniche di propagazione.

In particolare il 5G, almeno in Italia, utilizza/utilizzerà per i primi anni tre bande di frequenza messe all’asta dal governo e rispettivamente: 0.7GHz, 3,7GHz e 26GHz.

La prima banda di frequenza a 700MHz (=0.7GHz) è già conosciuta poiché utilizzata largamente dal digitale terrestre (Digital Video Broadcasting, DVB), che in termini di elettrosmog rappresenta una delle fonti più impattanti (e preoccupanti per la salute pubblica) per tutte le questioni dette finora, compresa la necessità di dispiegare il sgnale con poche infrastrutture per servire grandi aree e grandi città.

La caratteristica principale di queste frequenze è la grande portata e la penetrabilità all’interno delle abitazioni. Infatti la vera preoccupazione in merito a queste frequenze è che risultano particolarmente insensibili agli ostacoli terrestri, quindi se per la telefonia si cominceranno ad utilizzare queste frequenze particolarmente penetranti, la sovraesposizione, che fino ad oggi con il digitale terrestre avevamo evitato salvo rari casi (trattandosi di grandi ripetitori a distanza, tanto che per prendere il segnale televisivo era necessario posizionare una antenna sul tetto), domani (più precisamente da agosto 2021) con le antenna a 700MHz installate sui tralicci di telefonia ed a due passi dalle abitazioni (per servire l’ internet delle cose, passando attraverso i muri, fin dentro le nostre abitazioni) il rischio che si prospetta è che proprio questa banda verrà enormemente assorbita e quindi percepita molto più invasivamente dalla popolazione rispetto al passato. Questo di conseguenza potrebbe provocare un aumento sensibile delle patologie correlate all’esposizione, come da argomenti esposti in questa relazione.


Riguardo la seconda banda 3,7 GHz è quella che desta meno preoccupazioni poiché penetrerà poco nelle abitazioni ed esternamente funzionerà grossomodo come l’ attuale combinazione di WiFi a 2.4 e 5.8GHz, poco assorbita dagli edifici e, comunque destinata a fornire il segnale outdoor.

Riguardo la terza banda del 5G ovvero quella intorno ai 26GHz (poi ne arriveranno altre ed in altri paesi sono in sperimentazione anche le frequenze del 6G), le criticità sono più elevate per una serie di questioni inerenti le modalità di propagazione e la necessità di trasmettere molti dati a bassa latenza.

Da premettere che la lunghezza d’onda a 30GHz è centimetrica (millimetrica a 300GHz) e più si sale con la frequenza e maggiore energia possiederà il fascio incidente e quindi maggiore sarà l’interazione con la materia organica e non, secondo le motivazioni di fisica esposte inizialmente.


Chiaramente l’ uso della terza banda dei 26GHz sarà molto limitato (edifici pubblici, smart-roads, piste ciclabili, lampioncini a led ecc) poiché gli ostacoli tenderanno a far cadere il segnale, come avviene per i ponti radio (le famose paraboline sui tralicci). In realtà maggiore è la frequenza dei CEM e minore sarà la penetrazione sugli oggetti e superfici, quindi si presuppone che i 26GHz dovrebbero rimanere molto superficiali sulla pelle delle persone esposte, purtroppo questa caratteristica non esula da problemi di risonanza che possono intercorrere con gli elementi costituenti di un corpo umano (e non).

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A tal proposito all’Università Ebraica (Q.H.Abbasi, H.El Sallabi 2016; I.Hayut, P.B.Ishai 2014, G.Shafirstein, E.G.Moros 2018) sono stati fatti alcuni studi, che hanno evidenziato come le alte frequenze del 5G entrerebbe in risonanza con i condotti sudoripari della pelle umana trasformando i condotti stessi in antennine elicoidali, che reirradiano il segnale permettendo di mantenere la connessione al ripetitore senza interromperla. Nelle immagini sono visibili le Tomografie Assiali Computerizzate, TAC ed una Tomografica Ottica Coerente, OCT, che mostra la risonanza dei condotti sudoripari quando sottoposti alle frequenze del 5G..






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Non esistono migliaia di studi dedicati al 5G, ma ve ne sono già parecchi, che identificano diverse problematiche biologiche derivanti dalle frequenze proprie del 5G: M.Simko, M.O.Mattson 2019 raccoglie in una review circa 94 studi in vivo o in vitro effettuati sull’interazione biologica con i CEM per onde che vanno dai 6 ai 100GHz e di questi 94 studi circa l’ 80% mostra effettive risposte biologiche non indifferenti all’esposizione.


Nello studio SciRep 2019 9 9343, 27 June doi: 10.1038/s41598-019-45662-6 si evidenzia come a 60GHz (frequenze comunque non previste per ora in Italia) le onde millimetriche penetrino nella cute fino a 10mm ed oltre ad entrare in risonanza con i dotti sudoripari possono generare effetti nocivi sulle cellule cutane, insinuarsi sulle terminazioni nervose ed impattare sul micro-circolo.

Oltre all’aumento della temperatura della cute, si segnalano inoltre effetti locali e sistemici da rilascio di mediatori, esposizione di fibroblasti umani adulti e fetali, alterazione dell’espressione genica, alterazione delle proprietà delle membrane citoplasmatiche, modifica della sintesi delle proteine coinvolte in processi infiammatori/immunologici e delle funzionalità dei sistemi neuro-muscolari. Infine si evidenzia la stimolazione della proliferazione cellulare con la possibilità di aneuploidia ed effetti cromosomici predisponenti al cancro sulla cute.


Oltre a questioni meramente mediche, vi sono comunque differenti questioni tecniche sul 5G da prendere in considerazione: le alte frequenze del 5G (sopra i 20GHz) lasciano aperti maggiori interrogativi sulla salute umana (e quindi sono da considerarsi maggiormente impattanti) rispetto alle precedenti tecnologie, che lavorano e funzionano usando il paradigma della cella di irraggiamento per via delle modalità di propagazione del segnale.


Con il 5G si utilizzerà il phased array (tecnologia ad array sfasato, propria dei radar) che permette di indirizzare il segnale proveniente da una matrice di antenne bidimensionale (matrice NxN) che, sfasando il segnale, permetterà il direzionamento di un fascio concentrato nella direzione di aggancio di un dispositivo Internet delle Cose, IoT. I fasci, detti BEAM (da qui il nome della tecnologia “beam-forming) formatisi da questo meccanismo di interferenza costruttiva sfasata, saranno molto più stretti degli usuali settori isotropi, propri del 2/3/4G, i quali abbracciano un certo angolo solido e decrescono regolarmente in intensità con la distanza. Nel caso del beam-forming quindi il fascio risulterà molto concentrato poiché avrà la potenza di tutti i segmenti di antenna che contribuiscono, sfasando il segnale a formare il beam direzionale, mentre fuori da questo beam vi sarà interferenza distruttiva, che in media renderà il segnale più basso ed in alcuni casi vicino allo zero (sebbene mai nullo).

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Ciò che avviene usualmente con un ripetitore classico di cellulare, che non permette di appellarsi al famigerato effetto ombrello, avverrà a maggior ragione con un emettitore 5G; chiaramente chi afferma che il posto migliore dove installare una antenna è sul proprio tetto non tiene in considerazione i fasci/lobi secondari che sono molto intensi proprio nelle vicinanze del ripetitore, quindi installare una antenna 2-3-4G sul tetto significa essere mediamente più esposti del vicinato, oltre a produrre uno svalutazione economica dell’immobile, che si aggira tra il 30% ed il 40% del valore senza ripetitore.



Anche per il 5G non esisteranno solo lobi principali, ma anche i lobi secondari, quindi affermare che il fascio sarà diretto solo verso l’utilizzatore non è propriamente corretto.

La caratteristica più dirompente di questa tecnologia è che per garantire la connessione e la banda nominale questi fasci saranno trasmessi ad altissima potenza efficace (ovvero energia per unità di tempo per unità di superficie), questo perché tutta la potenza viene concentrata in una piccola sezione quindi l’utilizzatore e le persone nelle immediate vicinanze si troveranno investiti sempre da un fascio altamente concentrato ovunque si sposteranno.

Per funzionare efficacemente e coprire vaste aree sarà necessario aumentare sensibilmente il numero di stazioni radio base e di antenne in generale. Questa densificazione di antenne viene spesso millantata come la motivazione principe per la quale le ultime generazioni di telefonia risulterebbero meno impattanti sulla salute e sull’ecosistema in quanto un maggior numero di antenne presupporrebbe minori potenze di esercizio e quindi minore esposizione. In realtà le leggi della Fisica parlano chiaro e se da un lato ad alte frequenze la portata di questi apparati risulta nettamente inferiore (cosa che costringe a creare una rete più fitta di antenne per coprire la stessa area), dall’altra è pur vero che gli utenti con i loro smartphone ed IoT si troveranno in media molto ma molto più vicino alle antenne e, come sappiamo, il campo elettrico scala con il quadrato della distanza, ma se ci si avvicina viceversa aumenta con il quadrato della “vicinanza”. Visto che la potenza di esercizio non scalerà con il quadrato della vicinanza è chiaro che vi sarà un netto aumento dell’esposizione media della popolazione a causa di questa fisiologica densificazione di antenne, sopratutto nei centri abitati. Contributi che saranno comunque in aggiunta alle precedenti tecnologie e frequenze, in quanto anche dismettendo alcune tecnologie più obsolete, come il 3G (se e quando ciò avverrà), non impedirà agli operatori di usare le stesse frequenze liberate dal 3G in forza alle bande del 4 e 5G (non vi sarà un abbassamento del livello di esposizione derivante da dismissione di tecnologie obsolete).

Inoltre la tecnologia Massive MIMO permetterà di saltare da un fascio ad un altro senza perdita di segnale agganciandosi al ripetitore più vicino e/o disponibile in termini di carico di lavoro. Poiché questo fascio si sommerà ad un background elettromagnetico preesistente formato da ripetitori 2-3-4G oltre che al fondo elettromagnetico (Radio, Tv ecc…), la situazione di esposizione globale ai CEM risulterà particolarmente peggiorata rispetto alle precedenti tecnologie.

Non si tratta infatti di una sostituzione ma di una aggiunta particolarmente energy-demanding. E’ stato quantificato e verificato infatti che l’ utilizzo del wireless al posto del cablato in media comporta un dispendio energetico 10 volte maggiore, il che pone quesiti non indifferenti in termini di sostenibilità ambientale, sopratutto li dove questa tecnologia dovrebbe diventare ubiquitaria per funzionare a dovere. Da dove verrà presa questa surpluss di energia necessaria al funzionamento dell’infrastruttura 5/6G?

A tal proposito le metodologie standard di misurazione per la verifica della rispondenza ai valori di legge in caso di irraggiamento beam-forming, come dichiarato dalle varie agenzie regionali per l’ ambiente, non possono essere direttamente applicate poiché si finirebbe per superare i limiti di legge vigenti portando di fatto la tecnologia nell’impossibilità di operare legalmente in Italia. Stante queste constatazioni le industrie di telecomunicazioni chiedono a gran voce che il governo:

1) alzi i limiti di legge uniformandoli ai valori europei di 61V/m (modifica reale dei valori di legge),

2) permetta di applicare un fattore percentuale di attenuazione, che identifichi la ***probabilità***, che un residente/passante venga investito dal fascio concentrato (variazione artificiale dei limiti di legge)

3) modifica delle modalità di misurazione per modellare il campo di esposizione producendo un calcolo teorico e/o cambiando l’ unità di misura del CEM da V/m a S.A.R. in Watt/kg di peso corporeo (trattasi di una totale abolizione dei limiti di sicurezza poiché gli attuali valori di SAR per i cellulari ad esempio permettono un campo 30-40 volte superiore ai limiti vigenti).

In ognuno di questi casi emerge la necessità da parte degli operatori di modificare le regole in gioco per permettere il proliferare di antenne in ambiente urbano, si veda lo studio I.Nasim &S.Kim 2017 dove si evidenzia che i fasci concentrati del 5G potrebbero andare ad irradiare in downlink gli utilizzatori e le persone nelle immediate vicinanze con segnali compresi tra i 30V/m ed i 100V/m!


Ulteriore criticità inerente la tecnologia 5G rappresenta la sinergia con le reti di internet satellitare, che prevede nel medio lungo termine (comunque entro il 2025) di circondare l’orbita bassa terrestre di satelliti LEO (Low Earth Orbit) ovvero di satelliti, che orbitano velocemente sotto i 2000Km di quota (N.B. più sono vicini e minore sarà la latenza di segnale ). Vi sono già molti di questi progetti, che prevedono nei prossimi anni di spedire in orbita dai 50mila satelliti (stima più ottimista) ai 100mila satelliti (stima più veritiera) in LEO riuscendo a fornire all’intera popolazione mondiale (anche ai poli) la connessione internet senza bisogno di cablatura terrestre in fibra ottica. In questo contesto per coprire la superficie terrestre ogni satellite avrà bisogno a terra di alcune centinaia/migliaia di stazioni radio base, che si connetteranno e reirradieranno in 5G il segnale nell’ultimo miglio terrestre.2

Solo negli USA la Federal Communication Commission, FCC americana ha prima autorizzato 42mila satelliti STARLINK della compagnia SpaceX; poi per reirradiare il segnale satellitare a terra ha ulteriormente autorizzato un enorme quantitativo (circa 1 milione) di nuove stazioni radio base nel solo territorio statunitense. A parte le considerazioni geo-politiche di contrapposizione tra la rete satellitare americana 5G e le reti terrestri Huawei Cinesi, il punto saliente riguarda anche questioni di sicurezza nazionale, poiché chi detiene la rete infrastrutturale Internet di fatto possiede accesso a tutti i dati, che vi transitano (non solo commerciali) e quindi in una prospettiva in cui SpaceX verrà utilizzata dalle forze armate americane (fatto già ampiamente confermato dai media), è prevedibile che ogni stato/potenza mondiale vorrà farsi la sua costellazione di satelliti / rete internet satellitare per non dover dipendere da nazioni estere. Quindi Cina, India, Canada, Russia, UK svilupperanno le loro reti satellitari e ben presto il cielo buio notturno sarà solo un ricordo ancestrale.

Chiaramente 100mila satelliti con 10milioni di nuove stazioni radio base a terra significherà una copertura ubiquitaria e quindi una esposizione per la popolazione alle radiofrequenze di altissima frequenza/energia altrettanto ubiquitaria. Il problema di questo panorama neanche troppo futuristica scaturisce dal fatto, che con una esposizione ubiquitaria sarà impossibile effettuare i famigerati studi epidemiologici, poiché di fatto mancherà in toto la possibilità di affidarsi a campioni di controllo non esposti alle radiofrequenze.

Qualsivoglia danno per la salute in questo modo diventerà un background patologico di fondo che si sommerà ad altri fattori e questo potrebbe portare, come molti scienziati allarmisticamente (bisogna essere franchi) temono, ad un depopolamento progressivo dell’umanità, che già oggi conta di “troppi” individui. Queste tesi, sebbene bizzarre, affondano le loro previsioni su dati parziali e non troppo verificabili, per ricollegarci al concetto basilare di congettura scientifica, vanno semplicemente intesi e considerati come il peggior scenario possibile. Eventualità sicuramente da scartare, ma comunque possibile (non impossibile).

Anche con queste proiezioni catastrofiste le istituzioni mondiali (europee e nazionali) dovrebbero confrontarsi ed eventualmente agire anche solo in virtù di una plausibilità del meccanismo di azione/possibilità di rischio.


Le preoccupazioni più allarmanti inerenti la salute pubblica vengono però dalle dichiarazioni di Ajit Paj ex-presidente della FCC (oggi spoke-person), che parlando del sistema satelliti + 5/6G da terra ha candidamente affermato che la popolazione mondiale dovrà dimenticarsi il rispetto degli standard di sicurezza poiché quando e dove verrà implementata questa infrastruttura sarà impossibile rispettarli.

Il problema è che stiamo parlando di standard che fissano a 61V/m (>10 volte superiore ai nostri limiti precauzionali di 6V/m ed in termini di densità di potenza 103 volte superiore) il campo di sicurezza oltre il quale insorgerebbe un danno biologico. A 61V/m corrisponderebbe una densità di potenza elettromagnetica che corrisponde a 10Watt/m2. Ora immaginando che vi sia uno sforamento del 30% di questo valore, si potrebbe pensare di raggiungere i 13Watt/m2 di irraggiamento ubiquitario. Per chi è familiare con la Fisica il valore di 13Watt/m2 corrisponde all’1% della Costante Solare (1,3KWatt/m2), che rappresenta la quantità di energia, che il Sole riversa ogni secondo su un metro quadrato della nostra atmosfera.

Di questa circa il 50% viene riflessa il restante rimane entro l’atmosfera terrestre ed alimenta i cicli di acqua, ghiaccio, minerali ecc. Solo l’1% della costante solare cioè 13Watt/m2, viene effettivamente assorbita dalla Biosfera per alimentare il mondo vegetale ed animale. Quindi con l’avvento del 5G in combinazione con l’internet satellitare sarà prevedibile un raddoppio netto della quantità di energia, che viene ogni giorno immessa dal Sole nella biosfera e, chiaramente questo demand energetico dovrà essere soddisfatto da fonti fossili oppure dal nucleare, con tutto ciò che ne consegue in termini di assorbimento ubiquitario di piante, animali e persone grazie al solo utilizzo di queste tecnologie e, in ultima analisi, al consumo energetico, che metterà seriamente a rischio, se già ve ne fosse bisogno, la sostenibilità energetico-ambientale del nostro ecosistema.

Insomma riassumendo le evidenze scientifiche, che a più riprese dimostrerebbero danni biologici rilevanti derivanti dalle esposizione alle Radiofrequenze non ionizzanti sono pressoché schiaccianti, seppur vero che la percentuale di aumento di incidenza patologica, quale che sia la patologia in questione (dal semplice sintomo reversibile fino alle forme più gravi di neoplasie), necessita sempre di maggior statistica poiché studi contrastanti spesso si riferiscono a cluster di aumento patologico e non a proiezioni epidemiologiche su tutta la popolazione. In questi casi è difficile affermare in maniera predittiva che a seguito di una determinata esposizione si manifesterà quella particolare percentuale di incremento patologico (tumorale o meno). Ma il danno esiste ed è accertato, il QUANTO è da comprendere meglio poiché dipende dalla metodologia di indagine adottata e dal criterio statistico e quindi non sempre risulterà immediato mettere assieme case-studies e statistiche variegate.

Come si dovrebbe comportare la politica di fronte a questa constatazione? Andando avanti incurante delle evidenze, magari sposando la tesi dell’innocuità dell’esposizione, oppure prendere di petto il problema adottando la tesi più cautelativa e vietando alcuni sviluppi sicuramente pericolosi per l’ambiente e la salute?

Premettendo che per valutare eventuali conflitti di interessi basta andare a leggere il curriculum delle persone che fanno parte delle varie organizzazioni, anche se queste si dichiarano ufficialmente indipendenti. Nella fattispecie vi sono due grandi “campane”, che si contrappongono tra loro facilmente identificabili come “organismi di parte”: da un lato c’è l’ICNIRP (link: https://www.icnirp.org/), che formalmente si professa organizzazione indipendente, ma che allo stato di fatto si dichiara negazionista sui danni da esposizione alle radiofrequenze e si permette a più riprese di partorire e proporre delle raccomandazioni e/o linee guida sempre a favore delle società di TLC.3 Dall’altra parte si potrebbe inserire Bio-Initiative (link: https://bioinitiative.org/), che esacerba in maniera un pò troppo sopra le righe delle tematiche di tutela della salute raccomandando valori di campo pressoché inattuabili in questo secolo.

Come sempre “in medio stat virtus” e quindi il compito della Politica (quella con la “P” maiuscola) dovrebbe essere quello di proiettare l’impatto presunto di una tecnologia (nuova o già in essere), valutando costi e benefici. Un esempio virtuoso di bilanciamento preventivo è rappresentato dall’ ICEMS (link: http://www.icems.eu/), la commissione internazionale per la sicurezza elettromagnetica fulgido esempio di come si possano trovare dei criteri attuabili e compatibili con la vita umana. Grazie a questa commissione i limiti di esposizione identificati dalla normativa italiana sono 100 volte più bassi che altrove ( Legge quadro n. 36/2001; D.Lgs. 259/2003 (Codice delle Comunicazione Elettriche), DCPM del 08/07/2003; D.L. 179/2012 convertito, con modificazioni, nella Legge 221/2012 e le Norme tecniche attuative: Norma CEI 211-7; Norma CEI 211-10 ):


In particolare sono identificati tre differenti valori:

  1. i Limiti di Esposizione,

  2. i Valori di Attenzione,

  3. gli Obiettivi di Qualità

N.B.: In caso di adeguamento ai valori europei vi sarebbe un appiattimento di questi tre valori normativi ai 61V/m.

Premesso che con il decreto Monti i valori dei 6V/m invece di essere misurati come media dei valori di campo in 6 minuti di tempo (valore giustificato dal fatto che si tratterebbe di un danno acuto di riscaldamento corporeo e che i 6 minuti sono il tempo medio di virializzazione per la dissipazione del calore accumulato), si è deciso di misurarlo come media nelle 24 ore (rif. Art. 14 comma 2-b D.L.179/2012 convertito con modificazioni nella L.221/12 ), cosa che di fatto rappresenta un innalzamento fittizio dei limiti ben al di sopra dei 6V/m. Come già evidenziato da emeriti scienziati il valore dei 6V/m deve essere mantenuto poiché anche solo a livello cancerogenico non si evidenziano (ad esempio negli esperimenti del Ramazzini) effetti cancerogenici od innalzamento del rischio di contrarre gliomi e schwannomi a 5V/m, purtuttavia va evidenziato che gli effetti dannosi derivanti dall’ esposizione ai CEM non si limitano agli effetti cancerogenici ma, come visto precedentemente, a tutta una serie di altre patologie più o meno invalidanti, che risultano nel medio/lungo periodo predisponenti ANCHE allo sviluppo di neoplasie e che risultano principalmente correlate ad un aumento significativo della risposta biologica allo stress ambientale causato dalla continua esposizione ai CEM.

L’ unica criticità di questa normativa riguarda il fatto che “i valori di attenzione” ed “gli obiettivi di qualità” risultano uguali, mentre sarebbe auspicabile che, come valore di qualità, si identificasse un valore inferiore in termini di obiettivi per la tutela della salute (magari da applicare nei luoghi più sensibili, come scuole, ospedali, centri sportivi, ecc.): questi obiettivi di qualità potrebbero essere fissati ad esempio a 0.6V/m.

Solo una azione legislativa (nuova legge) o referendaria (abrogazione decreto Monti) potrebbe risolvere la questione dei limiti di legge, fatte salve le pressioni dell’industria delle TLC al fine di aumentarli: notizia di questi giorni che il commissario “alla ripartenza”, Vittorio Colao (ex-A.D. Vodafone ed attualmente Consigliere d’Amministrazione di Verizon, con compiti di Corporate Governance and Policy, Finance, che è bene ricordare si tratti di una delle società più impegnate nello sviluppo del 5G ) nominato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale identifica come prioritario alla ripartenza l’aumento dei limiti di legge adeguando i valori italiani a quelli europei per poter accelerare sullo sviluppo dell’infrastruttura 5G in Italia (nel far questo viene inviato un report con numeri a casaccio al governo affermando che i limiti aumenterebbero di sole tre volte a 3,7GHz (una delle frequenze del 5G) passando dai 20V/m ai 61V/m, ma colpevolmente (o deliberatamente) dimenticando due cose: 1) il limite italiano di legge a quella frequenza è 40V/m (non 20) e che il limite nella normativa si misura in Watt/m2. Inoltre il limite a cui si innalzerebbe non è quello dei 20V/m ma quello dei 6V/m delle zone con permanenza superiore alle 4 ore giornaliere (che è la parte cautelativa della nostra normativa). Quindi il passaggio omesso al governo è che si passerebbe da 6V/m=0.095Watt/m2 a 61V/m=9.87Watt/m2 con un aumento netto di 9.87/0.095=103 volte il limite attuale!

Una leggerezza abbastanza deplorevole contro la salute ed a tutto vantaggio del 5G e, incidentalmente, anche di tutte le società, che con il 5G lucrano!

Tralasciando le pressioni che ci sono e ci saranno sempre da parte dell’industria delle TLC, il compito della politica quindi dovrebbe essere quello di proiettare plausibilmente il danno. Ad esempio cambierebbe molto se a seguito dello sviluppo del 5G vi fosse un incremento tumorale dello 0.01%, dello 0.1%, del 1%, del 2 o 3 o 4 o 5%? Verosimilmente invece di negare qualsiasi possibilità un cittadino si aspetterebbe da parte della politica una valutazione seria di quello che risulterebbe il costo di un tale incremento come impatto sociale (es. sui costi del Sistema Sanitario Nazionale, SSN), che chiaramente non avrebbe problemi a sostenere un aumento dello 0.01% o del 0.1% annuo, ma finirebbe in poco tempo per andare in default se l’ incremento fosse dell’1-2-3-4-5%.

A tal proposito sarebbe auspicabile una clausola di salvaguardia, poiché nessun indotto economico giustificherebbe un tale carico di malattie da subire per la popolazione, ma anche da curare per il SSN) per il nostro sistema sanitario. La clausola potrebbe essere quella di obbligare le società di telecomunicazioni ad integrare il sistema sanitario per un costo ritenuto adeguato. Far pagare a monte delle accise ed avvisare con opportuna pubblicità dei reali rischi a cui si va incontro nell’utilizzo smodato ed incontrollato di tali tecnologie (si vedano le campagne per la cancerogenicità del fumo di tabacco).

Sebbene a livello locale non si possa agire sui limiti di legge, si può comunque affrontare il problema dell’esposizione umana ai CEM, minimizzando l’impatto delle installazioni per salvaguardare la salute della cittadinanza. Si tratta di una sfida per tutte le amministrazioni comunali, sopratutto in merito alla necessità di posizionare e regolamentare opportunamente gli apparati senza creare luoghi di sovraffolamento di antenne e quindi di sovraesposizione (anche se entro i limiti di legge) della popolazione.

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Appare infatti puerile applicare il sistema tabacco li dove vi siano già abbastanza evidenze scientifiche della dannosità per la salute a medio-lungo termine derivante da una esposizione continua a campi elettromagnetici e ciò per valori ben al di sotto dei pur sempre cautelativi limiti di legge italiani.


Le evidenze scientifiche (alcune mostrate in questa monografia) rappresentano tutte assieme la “pistola fumante”, quindi non ha senso parlare più di PRINCIPIO DI PRECAUZIONE ovvero di limitare la proliferazione di apparati appellandosi alla possibilità di un danno per la salute, ma bisogna proprio appellarsi al PRINCIPIO DI PREVENZIONE di fronte ad un danno per la salute CERTO (e non potenziale), sebbene sia da quantificare nel dettaglio con l’ aumento significativo della statistica in questione (si veda appendice C).


Compito della politica nell’appellarsi al principio di prevenzione, quindi è quello di porre in essere tutte le misure possibili per minimizzare a priori l’impatto sulla popolazione, garantendo comunque alle società di operare, bilanciandone i servizi offerti sul territorio in modo da minimizzarne l’esposizione per la popolazione.

A tal proposito a livello nazionale è possibile prevedere una moratoria dedicata a tutte le installazioni e progetti, che prevedono il funzionamento del beam-forming (5G sopra i 20GHz), anche a livello nazionale, come già avvenuto a in Svizzera e Slovenia. Per le altre frequenze a livello locale si potrebbe intervenire efficacemente adottando opportuni piani di localizzazione e razionalizzazione delle antenne (PRAEET) e dei validi regolamenti comunali ben costruiti sul contesto storico ambientale, orografico e demografico dell’utenza comunale, che permetta di porre dei paletti sulle aree più sensibili ed a maggior rischio (scuole, asili, centro anziani, ospedali e centri sportivi) e, se possibile identificare casistiche di localizzazione per tipologia di apparati in base alla loro portata e frequenza: in questo modo sarà possibile identificare se ed in quali contesti gli stessi possano essere posizionati e posti in servizio su territorio comunale (agendo sulle distanze minime si potrà calibrare efficacemente l’intensità di campo, a cui la cittadinanza in media viene sottoposta e farla rientrare entro dei valori consoni).


Quello che NON va fatto assolutamente è lasciare carta bianca agli operatori di creare e disporre al bisogno i propri apparati wireless, limitandosi alla stesura di un semplice regolamento nel quale se un apparato risponde alle esigenze normative ed autorizzative può essere posizionato legalmente in qualsiasi luogo (anche sopra scuole ospedali ecc.).

Detto altrimenti: senza criteri localizzativi identificati dai comuni non dovrebbero essere predisposti neanche quelli autorizzativi (il rischio è quello mostrato in figura dove si assiste ad un far-west di installazioni per lo più sovrapposte nelle zone di maggior bisogno in termini di utenza dei servizi, invece di obbligare il co-site evitando interferenze e sovraesposizioni per i cittadini.


Nota a margine: essendo le compagnie telefoniche negazioniste sulla nocività dell’esposizione alle onde elettromagnetiche non ionizzanti per valori al di sotto dei limiti di legge (comunque non sindacabili da alcun regolamento locale), le stesse non avranno alcun problema a dichiarare la non nocività degli apparati, che si apprestano ad installare all’atto della pratica autorizzativa, sollevando e scaricando il comune (che concede l’autorizzazione) da qualsiasi responsabilità in seno ad eventuali danni pervenuti e certificati a causa dell’esercizio degli apparati stessi.

In caso contrario e senza questo scarico di responsabilità un “responsabile” regolamento comunale potrà negare il permesso all’installazione per mancanza di documentazione fondamentale al rilascio di suddetto permesso!

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In questo periodo assistiamo al proliferare di amministrazioni locali che emettono ordinanze per il divieto della tecnologia 5G sul loro territorio. Non siamo qui a ribadire le prerogative localizzative ed autorizzative (ben diverse da quelle normative) delle amministrazioni comunali, ma comprendiamo come, di fronte al pericolo per la salute i sindaci, che rappresentano la massima autorità sanitaria sul territorio comunale, decidano in perfetta autonomia di bloccare nuove installazioni di telefonia. Il problema è che deve esserci una urgenza contingente e, sopratutto deve essere chiaro che una qualsivoglia ordinanza (posto che non venga impugnata dalle compagnie telefoniche) deve considerarsi solo temporaneo e non risolutiva del problema. Ad esempio se il comune risultasse sprovvisto di regolamento antenne/praeet l’ordinanza potrebbe essere leggittimata dall’avere il tempo necessario ad effettuare questi lavori tecnico-amministrativi e quindi anche qualora venisse appellata dinanzi al TAR, sarebbe possibile ritirarla nel momento, in cui il regolamento e praeet venissero redatti, con non luogo a procedere. L’importante è che qualsiasi azione amministrativa SIA EFFETTIVAMENTE MOTIVATA e non sia uno specchietto politico elettorale, perché in questo caso risulterebbe totalmente controproducente ed inefficace.


Tutto questo discorso risulta comunque incompleto se da questa review non emergessero delle alternative plausibili all’utilizzo del wireless. Il problema, a cui siamo andati incontro, sopratutto in Italia è la decisione strategica nazionale di puntare sul digitale terrestre anziché sul via cavo e/o sul satellitare. La scelta è risultata infelice e tecnologicamente perdente: siamo l’ unico paese in Europa assieme alla Grecia che utilizza il wireless per la diffusione del DVB. In altri paesi si è scelto in maniera lungimirante di utilizzare il via cavo ed in zone difficilmente raggiungibili, il satellitare. Da tenere presente che il wireless non può essere per definizione adotto a metodo preferenziale per l’ abbattimento del digital divide. Il digital divide si abbatte anche portando la fibra ottica nelle case delle persone e questo significa investimento infrastrutturale, che nel medio-lungo periodo poi avrà dei risvolti economici non indifferenti in termini di utilizzo dell’infrastruttura. A cavallo degli anni 2000 in Romania e nei paesi dell’Est Europa si sono investiti miliardi di euro per stendere l’infrastruttura in fibra ottica ed oggi ci ritroviamo che le società di servizi sono emigrate tutte in luoghi più favorevoli e dove le e-infra diano possibilità di sviluppo sostanziale.

La gigantesca disinformazione su questo argomento vorrebbe che una infrastruttura basata sul 5G e wireless di ultima generazione possa sopperire alle mancanze infrastrutturali italiane, ma qualsivoglia apparato 5G dovrà comunque connettersi alla fibra ottica per avere banda sufficiente a trasmettere il segnale, in caso contrario ci si basa su una infrastruttura preesistente 4G, che funziona con classici ponti radio e di fatto finirebbe per rappresentare un collo di bottiglia. Non ha senso connettersi con una latenza del microsecondo se poi il throughput dell’infrastruttura è quello del 4G, che per definizione rappresenta un collo di bottiglia: detto altrimenti non è furbo spendere soldi per comperare una Ferrari ed essere poi costretti a guidarla a 50Km/h per via delle buche sull’asfalto!

La tecnologia wireless millantata come soluzione a tutti i demand e use-case tecnologici in realtà è solo vendita di fumo per corrispondenza, che però comporterà un aumento significativo dell’esposizione alle radiofrequenze di tutta la popolazione.

Come risolvere queste criticità? Da un punto di vista nazionale la rete in fibra ottica deve essere sviluppata come prima infrastruttura strategica per il paese e la proprietà di questa infrastruttura deve essere totalmente statale ad investimento pubblico (non privato). Così come le frequenze vengono messe all’asta periodicamente, l’utilizzo di siffatta infrastruttura potrà essere messa a concessione decennale in percentuale ai vari operatori (partecipandone ai guadagni).

Prima del wireless quindi va sviluppata la rete in fibra ottica. Già questo dovrebbe bastare per fermare lo sviluppo selvaggio delle infrastruttura e delle facilities radio. Il passo successivo dovrà essere quello di dismettere switchare le tecnologie obsolete, prevedendo una visione sostenibile del nostro futuro tecnologico. Il DVB potrebbe quindi essere tranquillamente inglobato nel flusso dati internet ed i ripetitori Radio e TV potranno essere facilmente spenti senza creare alcun disservizio per l’ utenza.


Nei luoghi dove la fibra ottica potrebbe avere problemi di copertura si potrebbero utilizzare nell’ordine: i ponti-laser-ottici (a basso impatto ambientale) ed il power-line (ovvero l’ utilizzo di onde convogliate sulla rete elettrica).


Il powerline è deprecabile in ambienti indoor poiché trasforma ogni elemento (cavi, lampade, ecc…), dove scorre corrente elettrica in emettitore wireless (di potenza simile a quella del Wifi sebbene irradi frequenze nettamente inferiori al GHz), mentre per portare il segnale dell’ultimo miglio fino alla soglia delle abitazioni può essere auspicabile e, considerato che i cavi elettrici raggiungono ogni casa, ad impatto pressoché nullo. Anche se ad oggi le performances di un powerline di alta gamma non supera comunque la banda portante di 2gbps (salvo sviluppi tecnologici futuri), questo genere di connessione non può essere paragonabile ad oggi alla fibra ottica in generale, ma rappresenta una alternativa adeguata e stabile per portare la connessione (ovvero abbattere il digital divide) a circa il 90% delle utenze domestiche. All’interno delle abitazioni, oltre al cablato ethernet è possibile pensare al LiFi, che sta prendendo piede e, modulando il segnale ottico emesso da alcuni led a intermittenza, permette il trasferimento dati senza utilizzo di radiofrequenze (proprie ad esempio del WiFi).

Il LiFi è attualmente più costoso e necessita di adattatori specifici per funzionare sui dispositivi mobili, ma per l’ utilizzo in ambienti domestici e lavorativi potrebbe rappresentare la soluzione CEM-Free più appetibile. (N.B. in questo discorso vanno considerati anche i potenziali effetti dannosi derivanti dall’ utilizzo dei led per le persone elettrosensibili, vedere dopo).

Outdoor il problema della connettività pare impossibile da sormontare senza l’ utilizzo del Wireless ed a tal fine sono da preferire delle small cells rispetto ai grandi ripetitori propri delle precedenti tecnologie wireless. “Conditio Sine Qua Non” di tale sviluppo capillare outdoor è la necessità di usare solo alcui canali preferenziali e SPEGNERE tutto il superfluo che possa viaggiare sulle stesse frequenze. Da deprecare ed evitare assolutamente l’utilizzo simultaneo di differenti frequenze poiché l’impatto sull’ambiente e sulla salute si somma quadraticamente non solo in termini di segnale totale, ma, sopratutto in termini di modulazione del danno/patologia.

In sostanza se arriva una nuova tecnologia (es. 5G che si basi su nuove frequenze) allora per la messa in servizio è fondamentale ed obbligatorio che le precedenti tecnologie (e frequenze) vengano dismesse e liberate garantendo solo un periodo temporale strettamente limitato di transizione (sebbene sia da evitare sempre la coesistenza prolungata di differenti frequenze e tecnologie per non introdurre un fattore additivo di sovraesposizione).


Risulta di particolare importanza la progettazione di sistemi informatici e di trasmissione wireless, che siano il meno impattanti possibile, poiché assieme alle patologie descritte finora, si sta assistendo negli ultimi anni all’aumento di un fenomeno patologico sistemico noto come “elettrosensibilità”, EHS. Si tratta di una patologia ancora non riconosciuta dalle unità sanitarie italiane e si manifesta in percentuale come le comuni allergie: negli anni ‘20 le persone allergiche erano più o meno il 3% della popolazione, oggi siamo oltre al 30%. Si tratta di un tipo di reazione dell’organismo alle sollecitazioni indotte dall’esposizione ai campi elettromagnetici e sta aumentando in maniera progressiva, come mostrato dagli studi di Belpomme et al 2015.

L’elettrosensibilità produce una vera e propria invalidità causata da una serie di sintomi molto simili a quelli della Sensibilità Chimica Multipla, MCS. Tra i sintomi si annoverano: bruciori, arrossamenti, prurito, sintomi allergici, insonnia irritabilità, difficoltà di concentrazione, disorientamento spaziale e cognitivo, stanchezza cronica, iperattività nei bambini, difficoltà digestive ecc.

In Italia tale patologia non viene riconosciuta appellandosi all’ effetto psicosomatico noto come NOCEBO (ovvero placebo inverso), ma in altri stati alcuni tribunali hanno concesso delle pensioni di invalidità (es. Tribunale di Tolosa, 2015). La stessa organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto la patologia recentemente.

L’insussistenza dell’associazione nocebo-elettrosensibilità si evince da uno studio condotto in doppio cieco dal prof. Fiorenzo Marinelli ed il dipartimento di Statistica dell’ Università di Bologna finanziato dall’ 8×1000 della Chiesa Valdese, in cui si evince l’insorgenza di particolari sintomi monitorando dei soggetti dichiaratamente elettrosensibili esposti a campi elettromagnetici di frequenze proprie delle più svariate tecnologie (GSM, UMTS, LTE, WiFi ecc) ed il risultato è stato che il sintomo proprio di alcune frequenze si manifestava a determinati intervalli temporali segno che l’ organismo prima di accusare e manifestare il sintomo, cercava di adattarsi allo stress indotto dall’esposizione; ne consegue che l’elettrosensibilità come dichiarata va necessariamente considerata come una patologia vera e propria e non un effetto psicosomatico.


Qualora si fosse comunque sottoposti all’esposizione a frequenze nonostante un buon piano antenne e tutte le accortezze del mondo, bisogna cercare di ripararsi per evitare ulteriori problemi. Nell’affermare questo bisogna premettere che non esistono dispositivi miracolosi che possano schermare una radiazione elettromagnetica (ne per il 5G ne per altre alte frequenze/tecnologie). Non esistono suppellettili o pennette usb o altri pseudo-dispositivi, che possano schermare contemporaneamente delle radiazioni che vengono da più fonti e con più frequenze portanti in simultanea. Nel 90% dei casi quando promette che la presenza di un dispositivo possa aiutare ad essere schermati, protetti o tutelati biologicamente (magari durante il sonno), si tratta di truffe. Ovvero se nell’ utilizzo di tali dispositivi si percepisce un miglioramento è verosimile che si tratti di un effetto placebo. In sostanza allo stato attuale è pressoché assodato che non esistano dispositivi elettro-medicali capaci di attutire significativamente le onde. 


Esistono però alcuni dispositivi che scombussolano le onde provocando interferenza; tali dispositivi vengono detti Jammer: utilizzando questi dispositivi non si elimina il segnale, ma si disturba l’ onda portante in modo da non permettere al segnale di essere agganciato a cellulari, modem ecc. Si tratta di dispositivi che, oltre ad avere una bassa portata, sono comunque vietati in Italia. Il funzionamento di alcuni di questi dispositivi-jammer entra in interazione ANCHE con gli strumenti di misura e quindi sembra che non vi sia campo misurabile in realtà è lo strumento che non funziona correttamente in presenza di un jammer. Anche se si portano dei jammer attivo-passivi con se (immaginiamo in un treno), l’ impressione è che non si abbia un segnale intorno poiché le persone non parlano al cellulare e/o non ricevono telefonate, ma in questa condizione proprio i loro cellulari tenderanno a sparare il segnale alla massima potenza proprio perché non riescono ad agganciarsi al segnale, quindi l’ effetto psicosomatico da una parte non può essere giustificato dall’aumento smodato dell’esposizione nell’intorno del jammer appunto.





L’unico modo di schermarsi dalle onde e dai CEM ad alte frequenze è essere contenuti all’ interno di una gabbia, detta Gabbia di Farday. Si può schermare tutta la casa con opportune vernici e tende, ma se si lascia un pertugio non schermato si rischia che le onde entrino dentro e paradossalmente comincino a riflettersi dalle pareti interne della gabbia amplificandosi in risonanza. È importante che se si decide qualcosa del genere si faccia bene e che siano degli esperti a farlo con tutti i crismi e la posa in opera a regola d’arte. Chiaramente avere una gabbia significa che il campo CEM interno verrà riflesso dalle pareti quindi vanno esclusi modem e cellulari internamente ad un ambiente isolato in questo modo. Le raccomandazioni per elettrosensibili e chi soffre per l’ esposizione ai CEM è quello di concentrarsi a creare nelle proprie abitazioni una (o più) “camera bianca” totalmente isolata in modo da potervisi rifugiare in caso di crisi.

Stesso discorso si applica ai vestiti schermanti: o sono tute complete oppure si rischia di fare più danni (es. il cappellino di stagnola, che spesso viene usato come elemento di derisione per bollare gli elettrosensibili come dei terrapiattisti o rettiliani, non va assolutamente indossato poiché paradossalmente potrebbe concentrare le onde centimetriche proprio dentro la calotta cranica!).

Per i campi magnetici la schermatura è molto più problematica (e costosa) e l’unica vera accortezza è rimanere lontani da cavidotti, tralicci di alta tensione, accumulatori e cabine di trasformazione.


Concludendo il discorso e ricollegandoci all’esigenza non procastinabile di riconoscere il danno da esposizione ai CEM mettendo da parte il principio di precauzione ed appellandosi direttamente al principio di prevenzione nei riguardi di un danno certo, il compito della politica è quello di proiettare, sulla base delle evidenze scientifiche, i danni alla popolazione e comprendere se e cosa sia da considerarsi un danno collaterale dello sviluppo di una qualsivoglia tecnologia. Se la statistica rafforzata degli studi dell’Istituto Ramazzini e dell’ NTP americano dovesse confermare un incremento tumorale del 1-2% significherebbe che, su una popolazione di 65milioni di abitanti italiani, nel giro di poche decine di anni il costo di curare questi nuovi malati elettromagnetici per il SSN diventerebbe insostenibile e quindi, a meno che non vi sia la prospettiva futura di privatizzare completamente la sanità pubblica, il costo di questo nuovo sviluppo tecnologico andrebbe valutato e suddiviso come oneri da parte di chi, con questa tecnologia fa il suo business. Nel 2017, fonte ISS ci sono stati 369mila casi di nuovi tumori e, considerando che per curare un tumore il costo da parte del SSN è molto elevato, se vi fosse un aumento dell’ 1-2% annuo di tumori causati dall’utilizzo delle nuove tecnologie, l’ impatto epidemiologico sarebbe devastante nel giro di alcune decine di anni.

Poi è ovvio che se e quando comparissero le “pecettine” con scritti slogan come “NOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE” oppure “UNA ESPOSIZIONE INCONTROLLATA PUO’ PROVOCARE IL CANCRO” ecc… sui dispositivi elettronici (routers, palmari, smartphones, ecc…), che usano i CEM per funzionare, allora la popolazione risulterà adeguatamente informata della problematica e, magari, le mamme ed i papà eviteranno di dare il cellulare in mano ai bambini per farli stare buoni isolandosi dal mondo mentre svolgono le loro faccende di casa. A quel punto lo stato intascherà delle opportune accise sulla commercializzazione e reinvestirà nella cura delle patologie (purtroppo non solo cancerogene) connesse con l’ utilizzo di questi dispositivi. Più o meno come accade con il gioco d’azzardo per poi andare a curare con il SSN le persone, che si trovano nella spirale della ludopatia. Esistono degli studi molto seri condotti in Corea del Sud, che mostrano come il dare un tablet ai propri figli risulti paragonabile a fornir loro una droga sopratutto se questo dispositivo può essere utilizzato in maniera illimitata dai fanciulli (facendo emergere innumerevoli problemi psicologici e fisici, che compromettono anche il rendimento scolastico e l’apprendimento cognitivo).


Un discorso a parte lo merita il problema psicosomatico connesso all’utilizzo scriteriato dei dispositivi wireless nella ricerca forsennata di una vita alternativa a quella reale da parte di adolescenti e persone più adulte.


Oramai risaputo che oltre agli effetti fisici derivanti dalle patologie (come già detto non solo tumorali) indotte dall’utilizzo dei dispositivi elettronici, esistono un sommerso di patologie psichiche, psicologiche e psicosomatiche che spesso vengono considerate minori, ma che nel complesso tendono ad affliggere una grossa fetta della popolazione italiana. Termini come Sindrome della Capanna, Sindrome Hikkikomori, Tecno-Dipendenza e Demenza-Digitale stanno diventando sinonimi di abuso di tecnologie informatiche e creazione di nuove generazioni di adolescenti con problemi cognitivi, sociali e psico-fisici, che inevitabilmente diventeranno adulti con altrettanti problemi umani, relazionali e di socializzazione incapaci di vivere in un mondo reale, spesso auto-confinandosi ad un mondo virtuale alternativo, magari delusi dal mondo “esterno” giudicato senza aspettative/prospettive.

A tal proposito David Greenfield professore di psichiatria all’Università del Connecticut in un recente lavoro (Greenfield D.N. e Davis R.A., 2002) sostiene che l’attaccamento allo smartphone è molto simile a tutte le altre dipendenze in quanto causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettitore, che regola il “circuito celebrale della ricompensa”: incoraggia le persone a svolgere attività, che “credono porteranno del piacere”. Cosi ogni volta che vediamo apparire una notifica sul cellulare sale il livello di dopamina. Il problema però e che non possiamo sapere in anticipo se accadrà davvero qualche cosa di bello, cosi si ha l’impulso di controllare in continuazione innescando lo stesso meccanismo che si attiva in un giocatore di azzardo.

Di tale sindrome sono affetti principalmente “i millenials” (ovvero i giovani nati nel nuovo millenio). Chiaramente questo genere di disagio di concretizza maggiormente quando sono i genitori i primi addicted all’uso del cellulare: un recente studio ha mostrato la maggiore incidenza di problemi cognitivi e di sviluppo psico-fisico da parte dei ragazzi, che hanno all’interno del loro nucleo familiare dei genitori loro stessi dipendenti dal cellulare/smartphone.

Su questo filone di sviluppo sociologico si sta muovendo un movimento molto particolare, che si chiama TransUmanesimo, che vorrebbe intervenire li dove le mancanze dell’essere umano rappresenterebbero una sua limitazione congenita, potenziandone le capacità cognitive e fisiche con innesti adeguati (anche neuronali), fino a diventare macchine vere e proprie con un ex-cervello umano. Nel far questo lo sviluppo di una rete globale e l’ affermarsi di AI (Intelligenze Artificiali) svolgono un ruolo fondamentale dell’alienazione e minimizzazione della nostra perduta umanità.


Insomma basta mettersi a tavolino e progettare il futuro per renderlo più sostenibile e, sopratutto, più a misura d’uomo minimizzando i rischi per la salute senza dover rinunciare al progresso ed a tutti i servizi offerti, di cui la nostra società è diventata colpevolmente, ma anche irrimediabilmente “addicted”. Basta volerlo fare per il bene di tutti e non avere come unico criterio di sviluppo il benessere economico ed il profitto delle compagnie erogatrici di suddetti servizi.

Ma non crediamo che ciò possa avvenire finché esisterà un “Ministero dello Sviluppo Economico”. Se e quando questo ministero verrà abolito e trasformato in un “Ministero al Progresso” allora potremo a ragione intravedere una nuova alba per questa martoriata umanità, fino a quel momento l’unica speranza di vedere un po’ di luce è la Scienza (quella con la “S” maiuscola!)… SEGUIAMOLA e non ci lasciamo abbindolare da chi, ISPE DIXIT, afferma come un mantra e/o verità assoluta l’innocuità dell’esposizione ai CEM da radiofrequenza non ionizzante.

Quanto scritto qui non lascia adito a fraintendimenti sul reale rischio di un approccio dogmatico alla questione nei riguardi della quale la “Scienza” ha già parlato ed indicato la da percorrere, mentre lo “scientismo” negando le evidenze empiriche cercano solo di trarre in inganno l’interlocutore.

Per dirimere la questione e farvi una vostra opinione, basta prefigurarsi una scenetta immaginando, quando, dopo la chiusura forzata, riusciremo a rientrare in un ristorante, che cosa ci risponderà il ristoratore alla seguente domanda:

OSTE DA VOI IL VINO E’ BUONO?”

APPENDICE A: LA STRATEGIA DEL TABACCO (tratto da articolo di Stefano Dalla Casa)


I danni del fumo di sigaretta erano stati accertati molto tempo prima.

nazisti, per esempio, avevano concluso negli anni ’30 che fumare non era salutare e il regime si opponeva al fumo: Hitler in persona non voleva che si fumasse in sua presenza. Anche se Werner Von Braun ci avrebbe portato sulla Luna, comprensibilmente nel dopoguerra nessuno poteva permettersi di dare credito a ricerche fatte dai nazisti, ma presto altri scienziati cominciarono a interessarsi agli effetti del fumo: per la fine degli anni ’50 gli studi accumulati non lasciavano alcun dubbio sulla pericolosità delle sigarette.

Le carte dell’epoca rivelano che le industrie del tabacco erano nel panico, e passarono all’azione: il 15 dicembre del 1953 i presidenti di American Tobacco, Benson and Hedges, Philip Morris, e Us Tobacco si riunirono al Plaza Hotel di New York e si accordarono per difendere il loro prodotto sul terreno delle pubbliche relazioni. Il pubblico doveva credere che erano ancora molte, troppe le domande senza risposta in merito agli effetti del fumo, e per questo motivo i rischi prospettati da alcuni studi non potevano essere presi seriamente in considerazione dal punto di vista scientifico. Il dubbio, essenziale nella ricerca scientifica, diventò quindi l’espediente per ingannare i cittadini: era assolutamente vero che non si sapeva tutto degli effetti del fumo e sui meccanismi da cui erano causati (esistono tutt’ora degli interrogativi irrisolti), ma che il fumo uccidesse stava diventando sempre più evidente. Come scrivono gli autori di Merchants of Doubt:

L’industria aveva realizzato che si poteva creare l’impressione di una controversia semplicemente facendo domande, anche quando si conoscevano le risposte e in realtà queste ultime non servivano a supportare la causa.

Perché l’inganno funzionasse a dovere, le industrie sapevano di dover portare dalla loro parte un po’ di scienziati. Nel 1954 arruolarono il noto genetista C. C. Little per guidare il Tobacco Industry Research Committee, attraverso il quale avrebbero finanziato in modo mirato i ricercatori che potevano essere più utili alla causa. Con questi metodi si guadagnarono nel tempo la collaborazione anche di scienziati di altissimo profilo, come il celebre fisico Frederick Seitz. Grazie a questi studiosi compiacenti fu possibile creare l’illusione di un dibattito scientifico in corso, e a al tempo stesso creare una riserva di esperti disposti a testimoniare in tribunale in modo da non compromettere certi interessi.

Gli spin doctor di queste operazioni ricevettero anche un aiuto inaspettato proprio da quei regolamenti che tanto odiavano i loro clienti: nel 1949 era infatti entrata in vigore la Fairness Doctrine, ovvero l’obbligo per le emittenti di presentare tutte le posizioni di un dibattito di interesse pubblico.

Questo permetteva ai portavoce dell’industria di pretendere in Tv e in radio lo stesso spazio riservato agli esperti in nome del contraddittorio, ma in realtà anche la carta stampata adottò la stesse regole. In linea di principio la Fairness Doctrine era nell’interesse dei cittadini, ma nella pratica la scienza non è come un dibattito politico. Oreskes e Conway inoltre scrivono:

Sembra che l’equilibrio giornalistico fosse stato interpretato come dare uguale peso a entrambe le opinioni, invece che dare un peso accurato a entrambe le opinioni.

Grazie un manipolo di scienziati compiacenti le industrie del tabacco sono sopravvissute egregiamente man mano che le persone continuavano a morire a causa del prodotto che vendevano. Quando non fu più possibile negare l’evidenza la battaglia si spostò sul fumo passivo, ma la strategia rimase la stessa: combattere la scienza con le pubbliche relazioni, approfittando delle sue imperfezioni. Un vero e proprio complotto ai danni dei consumatori, come è stato stabilito anche da una sentenza americana del 2009.

Quando la scienza cominciò a svelare l’esistenza di altri rischi ambientali, che avrebbero portato ad altri dispendiosi regolamenti (e, per alcuni, alla dittatura comunista perché, si sa, gli ambientalisti sono cocomeri: verdi fuori e rossi dentro), la soluzione per le industrie interessate era quindi a portata di mano. Dal DDT alle piogge acide, dal buco dell’ozono al riscaldamento globale, all’ esposizione ai CEM, il copione si ripeterà, e spesso troveremo gli stessi influenti scienziati a fare da capocomico.



APPENDICE B: Elementi salienti delle petizioni popolari ed ordinanze sindacali di opposizione alla tecnologia 5G.


Nell’ultimo rapporto Scheer del 20.12.2018 – il Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente e i Rischi Emergenti della UE – individua al punto 4.4 come rischio emergente di livello 3 (il più alto) gli “Effetti potenziali sulla natura dell’aumento delle radiazioni elettromagnetiche”, specificatamente in relazione alla nuova tecnologia 5G:

All’orizzonte, una nuova generazione di lunghezze d’onda 5G ad alta frequenza ancora più corte viene proposta per alimentare l’Internet delle Cose (IoT-Internet of Things)…L’espansione della banda larga con radiazioni a radiofrequenza a lunghezze d’onda ancora più corte suscita la preoccupazione che il rischio per la salute e la sicurezza resti sconosciuto…Come i campi elettromagnetici possano colpire gli esseri umani rimane un’area controversa, e gli studi non hanno portato una chiara evidenza dell’impatto su mammiferi, uccelli o insetti. La mancanza di una chiara evidenza che informi lo sviluppo di linee guida per la tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche impreviste.”


Sui LIMITI CAUTELATIVI di esposizione alle radiofrequenze previsti dalla legge, oggi disposti sui 6 v/m di media sulle 24 ore (con picchi quindi molto più alti durante le ore diurne) il prof Gino Levis in una intervista sul quotidiano la Repubblica del 2013 afferma:

I 6 V/m non sono affatto un limite cautelativo. La scienza indipendente ha da tempo dato pareri molto diversi da quelli seguiti dalla legislazione. Le leggi regionali emanate tra la fine degli  anni novanta e gli inizi del 2000, ad esempio, fissavano un valore di cautela a 0,5 V/m, che poi è stato cancellato dal Dpcm del 2003″.


Della sua stessa opinione il ricercatore biologo Fiorenzo Marinelli, dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR, intervistato sul Fatto Quotidiano, sempre nel 2013:

La legge, già poco cautelativa, è stata nel tempo peggiorata con l’eliminazione delle pertinenze nella misura dell’abitazione e con l’allungamento del tempo di media da 6 minuti a 24 ore. Occorre abrogare questi peggioramenti della legge, estendere ai telefonini i limiti che esistono per le antenne, far predisporre i telefoni in modo che si spengano oltre i due minuti. Riportare sui telefoni la scritta “nuoce gravemente alla salute”. Far scendere i limiti di esposizione a 0,6 V/m”.


Il dott.Agostino di Ciaula, Direttore scientifico dell’ L’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) Italia scrive sulla sua pagina facebook:

la “soglia” dei 6V/m non è affatto “scientificamente definita”, come spesso accade per i limiti di legge. Non garantisce sicurezza né valutando i soli effetti termici per esposizioni acute (gli unici sui quali è basata, contro ogni logica e precauzione) né, tanto meno, i possibili effetti biologici da esposizioni croniche (completamente ignorati nella formulazione di quel limite e, ancora più, di tutti gli altri citati). La soglia per l’assenza di effetti biologici (non solo cancro) è attualmente considerata 0.04 V/m.


La Commissione Europea per il Rischio da Radiazioni Non ionizzanti (ECNRR), costituita da scienziati ed esperti, istituita nel settembre 2018 per indagare sulla questione degli effetti sulla salute delle radiazioni non ionizzanti e per valutare e proporre regolamenti sui rischi derivanti da sorgenti di radiazioni non ionizzanti, in particolare le esposizioni di telefonia mobile, nel maggio 2019 ha stabilito i “Limiti di esposizione per le radiazioni a radiofrequenza nella gamma del 4G e 5G” considerando le linee guida ICNIRP non protettive per la salute:

Negli ultimi 20 anni si sono accumulate prove sufficienti a dimostrare in modo inequivocabile che l’esposizione a fonti di radiofrequenza causa una serie di gravi danni alla salute, incluso il cancro.…È stato motivo di preoccupazione per la Commissione che nessuna Organizzazione ufficiale abbia affrontato adeguatamente le prove epidemiologiche e di studio sugli animali, né vi sia stato alcun tentativo di quantificare l’esposizione cumulativa, come nel caso delle radiazioni ionizzanti. Di conseguenza, la Commissione ha sviluppato uno strumento per quantificare l’esposizione cumulativa. Viene definita una nuova quantità, la NRAD (Dose Assorbita dalle Radiazioni Non ionizzanti). Un NRAD, è definito come un assorbimento di energia a radiofrequenza (RF) da parte del tessuto pari a 1 kJ per kg di tessuto.


L’ISDE (Associazione Italiana Medici per L’ Ambiente) chiede una moratoria sulla sperimentazione del 5G

fino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario, messe in atto valutazioni del rischio e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari degli esposti che dovrebbero essere informati dei rischi potenziali”

e, nel rispetto del Principio di Precauzione,

non appare etico ignorare le evidenze disponibili ed attendere la eventuale (ovviamente non auspicabile) dimostrazione a posteriori del danno in presenza di un possibile rischio per la salute pubblica attuale e controllabile”.


Una Richiesta di moratoria per il 5G nella UE è stata sottoscritta da più di 180 scienziati:

http://www.iemfa.org/wp-content/pdf/2017-09-13-Scientist-Appeal-5G-Moratorium.pdf

Un appello internazionale del Dott. Firstenberg ha raccolto più di 90.000 firme.

In Italia, circa 40.000 cittadini hanno firmato una petizione contro la sperimentazione 5G ed incentivato i loro sindaci nel vietarne la pserimentazione sul suolo comunale.


Già nel 2012 il rapporto Bioinitiative, aveva selezionato, raccolto e recensito numerosissimi studi che attestavano gli effetti biologici avversi e i danni alla salute dovuti alle radiazioni a radiofrequenza. L’ aggiornamento 2014 del rapporto BioInitiative 2007-2012 A Rationale for a Biologically-based Public Exposture Standards for Electromagnetic Fields (ELF and RF), rappresenta delle meta-analisi di oltre 3000 studi sottoposti a peer review sui CEM artificiali: “Summary for the Public”, marzo 2014 Supplement, a cura di Cindy Sage risulta diponibile online: https://bioinitiative.org


Da citare anche il lavoro del 2004 del Prof. Dott. Angelo Gino Levis, già Ordinario di Mutagenesi Ambientale presso l’Università degli Studi di Padova. Già membro permanente della Commissione Tossicologica Nazionale presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma. Già consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità presso l’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (I.A.R.C.) di Lione (Francia).Membro fondatore della International Commission for Electro-Magnetic Safety (ICEMS). Vice-presidente A.P.P.L.E. ).

Effetti biologici e sanitari a breve e a lungo termine delle radiofrequenze e delle microonde:

https://docplayer.it/18354449-Effetti-biologici-e-sanitari-a-breve-e-a-lungo-termine-delle-radiofrequenze-e-delle-microonde.html; in cui si afferma:

Ciò che l’industria delle telecomunicazioni sostiene è che le radiazioni 5G saranno per lo più assorbite negli 1 o 2 mm più esterni della superficie corporea, e quindi sostengono che non ci si deve preoccupare degli effetti. In ogni caso, questi effetti superficiali del 5G avranno un impatto particolarmente forte sugli organismi con un rapporto molto più elevato tra superficie e volume. Di conseguenza, si prevede che vi saranno alcuni organismi molto più colpiti di noi (insetti e altri artropodi, uccelli, piccoli mammiferi e anfibi; senza escludere le piante, gli alberi ad alto fusto, perché gli alberi hanno foglie e organi riproduttivi che risultano altamente esposti).”

Riportiamo un recente e significativo studio svizzero condotto da Esra Neufeld, Niels Kuster, Health Physics (115(6) 705-711 Dec. 2018), che a proposito delle radiazioni wireless sopra i 10 Ghz così conclude:

I risultati mostrano anche che il picco medio di 1000 tollerato dalle linee guida di protezione del Consiglio Internazionale per le Radiazioni Non Ionizzanti può portare a danni permanenti ai tessuti anche dopo brevi esposizioni”.


L’esposizione ai Campi elettromagnetici (Cem) di bassa ed alta frequenza può determinare l’insorgenza di una patologia ambientale denominata Elettrosensibilità o Elettroipersensibilità (EHS), una reazione avversa multiorgano, caratterizzata da una moltitudine di sintomi aspecifici (cefalea, insonnia, disturbi dell’attenzione e della memoria, alterazioni del ritmo cardiaco, depressione, nausea, tinnito, etc.) che possono variare per intensità, frequenza e durata. Tali sintomi tendono ad aggravarsi e a cronicizzarsi comportando un degrado della qualità della vita e a volte compromissione o perdita della capacità lavorativa. Nel 2012 l’Associazione dei Medici Austriaci ha pubblicato le linea guida per la diagnosi ed il trattamento delle patologie correlate all’esposizione a campi elettromagnetici. In uno studio recente D. Belpomme individua specifici marcatori biologici che possono fungere da validi ed oggettivi criteri di patogenesi e di diagnosi per l’elettrosensibilità.


Infine, particolare attenzione va rivolta ai bambini che, come afferma l’Associazione dei pediatri americani, (Lloyd Morgan L. Kesari S., Lee Davis D. (2014) Why children absorb more microwave radiation than adults: The consequences Journal of Microscopy and Ultrastructure, 2 :197-204.):

non sono dei piccoli adulti e, a parità di esposizione, subiscono maggiormente gli effetti di tutti gli inquinanti ambientali, compresi i campi elettromagnetici artificiali; Ciò è dovuto al fatto che i loro corpi sono più piccoli, le ossa del cranio sono più sottili, la massa encefalica è minore (quindi è soggetta a maggior penetrazione e diffusione delle radiazioni).”

Poiché le radiofrequenze provocano danni da accumulo, i bambini rischiano quindi di manifestare, per la precoce esposizione, malattie neurodegenerative e tumori in età adulta.

In occasione della conferenza internazionale tenutasi nel febbraio 2017 a Reykjavik “Children, Screen time and Wireless Radiation” è stato firmato un nuovo appello a tutela della salute dei bambini (Reykjavik Appeal on wireless technology in school). I firmatari, primo fra tutti Hardell, chiedono alle autorità scolastiche di adottare tutte le ragionevoli misure per ridurre l’esposizione dei bambini, come preferire le connessioni ad Internet via cavo.





APPENDICE C: PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E DEMOCRAZIA

L’errore più frequente che si commette sul tema del “5G” è quello di invocare genericamente il principio di precauzione e invocare altrettanto genericamente la scienza per giustificarlo.

Come ha spiegato uno dei più autorevoli costituzionalisti statunitensi (Cass R. Sunstein, “Il governo della paura. Oltre il principio di precauzione”) il principio di precauzione è un vuoto semantico. Numerose norme lo prevedono o lo enunciano; ma solo alcune lo declinano in una specifica deontologia (per es. l’art. 3 n. 3 dell’UNFCCC); la maggior parte lo richiama in modo volutamente generico e fungibile (per es., e non a caso, l’art. 191 del TFUE e il TU italiano sull’ambiente). In tema di tecnologie, poi, esso scade addirittura a misura di “cautela”.

Ecco allora che non si capisce bene come funzioni e a che cosa serva il principio di precauzione.

Inoltre, si trascura sempre la circostanza che “principio di precauzione” non è sinonimo né di tutela dei diritti dei cittadini e delle loro libertà né, soprattutto, è sinonimo di democrazia, quindi di consenso dei cittadini sulle scelte che incidono sulla loro salute.

Non a caso, il principio di precauzione è ben gradito e trova applicazione nei sistemi autoritari e illiberali, che purtroppo sono la maggioranza nel mondo, a partire dalla “tecnologica” e “scientifica” Cina (non ce ne vogliano i cinesi!).

Di conseguenza, associare il tema del “5G” al solo principio di precauzione e alla sola scienza non è sufficiente. Non coglie la vera posta in gioco di questa nuova tecnologia: che è il consenso democratico a un trattamento sanitario (ossia che incide comunque sulla salute umana) di massa.

Si provi a tracciare questa banale analogia e riflettere sul paradosso che ne emerge: qualsiasi cittadino può rifiutarsi di sottoporsi a una radiografia, nonostante tutte le cautele offerte dalla tecnica e dalla scienza (e nessuno gli può impedire di rifiutarsi). Eppuure lo stesso cittadino oggi non può nulla per impedire lo sviluppo del “5G”, neanche in nome della “precauzione” e della “scienza”.

Quindi quel cittadino dovrà concludere come, di fronte alla tecnologia, il suo statuto di sovranità risulti asimmetrico: sovranità e libertà assolute al cospetto delle piccole tecnologie; sovranità e libertà inesistenti e trattamento sperimentale obbligatorio senza consenso, al cospetto delle grandi e potenti tecnologie. Scopre anche che invocare la tecnologia, la precauzione e la scienza, senza declinarle con la democrazia, significa abdicare alla propria libertà di consenso sui trattamenti di massa. Significa tramutarsi in cittadino-cavia.

La vera e profonda differenza che intercorre tra uno Stato democratico e la Cina non è nella precauzione, nella tecnologia e nella scienza: è nel consenso libero, informato e sovrano a qualsiasi trattamento di massa.

Se non cogliamo questo distinguo, non capiamo nulla di democrazia.

La posta in gioco del “5G” è la democrazia e la sovranità popolare, non semplicemente la precauzione.

Discutere di “5G”, pertanto, significa discutere da che parte stare nella opzione tra “iper-connessioni” di massa, magari in precauzione e scienza, da un lato, e sovranità e libertà di autodeterminazione sui trattamenti che incidono sulla salute, dall’altro.

Non vivendo in Cina (dove precauzione e tecnologie sono garantite ma non certo la libertà e la democrazia), tutti noi possiamo scegliere.

E dovremmo saper scegliere per la libertà e la democrazia, se non vogliamo autocertificarci sudditi, ancorché “iper-connessi”.

E’ la democrazia che fa la differenza su precauzione e innovazione tecnologica, non l’inverso. La democrazia non ostacola la tecnologia, la legittima imponendo il rispetto della volontà dei cittadini, la trasparenza delle informazioni, la deliberazione motivata, il consenso informato, il confronto con le diverse posizioni: tutte condizioni importantissime non meno delle “iper-connessioni”; tutte condizioni che, su una vicenda così importante come il “5G”, non sono prese in considerazione.

Addirittura nel periodo più buio dal dopoguerra si è identificato un piano di ripartenza identificato da esperti delle TLC che considera le liberà costituzionali come un ostacolo da superare per la ripertenza.

Il che è grave e inaccettabile, oltre che, naturalmente, incostituzionale. Questi esperti, di cui non faremo il nome, dovrebbero leggersi la Costituzione Italiana, prima di “proporre” scorciatoie alla cinese.

Se trascuriamo questi dettagli, commettiamo un errore molto grave in un mondo notoriamente “in declino democratico”.

Liberamente ispirato da un post di Michela Carducci.




Riferimenti e lista (non esaustiva) delle pubblicazioni richiamate nel testo:


[1]: 1974 BIOLOGICAL_EFFECTS_OF_ELECTROMAGNETIC_RADIATION-RADIOWAVES_AND_MICROWAVES-EURASIAN_COMMUNIST_COUNTRIES

e REPORTS (1974-1979) on the “PROGRAM FOR CONTROL OF ELECTROMAGNETIC POLLUTION OF THE ENVIRONMENT: THE ASSESSMENT OF BIOLOGICAL HAZARDS OF NONIONIZING ELECTROMAGNETIC RADIATION”

[2] National Toxiology Program, “Final Report” sulla cancerogenicità da radiazione 2G e 3G, 1 nov 2018 and “Report of Partial Findings from the National Toxicology Program Carcinogenesis Studies of Cell Phone Radiofrequency Radiation in Hsd : Sprague Dawley® SD rats (Whole Body Exposures)”

[3] “Comparing DNA damage induced by mobile telephony and other types of
man-made electromagnetic fields”, Dimitris J. Panagopoulosa, Mutation Research-Reviews in Mutation Research 781 (2019) 53–62

[4] “Report of final results regarding brain and heart tumors in Sprague-Dawley rats exposed from prenatal life until natural death to mobile phone radiofrequency field representative of a 1.8 GHz GSM base station environmental emission”, L.Falcioni; L.Bua; E.Tibaldi; M.Lauriola; L.DeAngelis; F.Gnudi; D.Mandrioli; M.Manservigi; F.Manservisi; I.Manzoli; I.Menghetti; R.Montella; S.Panzacchi; D.Sgargi; V.Strollo; A.Vornoli; F.Belpoggi, Cesare Maltoni Cancer Research Center, Ramazzini Institute

[5] “5G Wireless Communication and Healt Effects – A Pragmatic Review Based on Available Studies Regarding 6 to 100GHz”, Myrtill Simkò and Mats-Olof Mattsson, 11-09-2019 pubblishec 13-09-2019 on International Journal of Environmental Research and Public Healt

[6] “The Helical Structure of Sweat Ducts: Their Influence on the Electromagnetic Reflection Spectrum of the Skin”, Itai Hayut, Alexander Puzenko, Paul Ben Ishai, Alexander Polsman, Aharon J. Agranat, and Yuri Feldman, IEEE TRANSACTIONS ON TERAHERTZ SCIENCE AND TECHNOLOGY, VOL. 3, NO. 2, MARCH 2013

[7] Cyndy L. Russel, “5G wireless telecommunications expansion: Public health and
environmental implications”, PO Box 7443, Menlo Park, CA 94026, USA

[8] “Systematic Derivation of Safety Limits for Time-Varying 5G Radiofrequency Exposure Based on Analytical Models and Thermal Dose“, Health Physics: December 2018 – Volume 115 – Issue 6 – p 705–711, doi: 10.1097/HP.0000000000000930, Neufeld, Esra1; Kuster, Niels

[9] “Long-Term, Low-Level Microwave Irradiation of Rats”, C.- K. Chou, A.W. Guy, L.L. Kunz, R.B. Johnson, J .J . Crowley, and J . H. Krupp, Bioelectromagnetics 13:469-496 (1992)

[10] “Impact of radiofrequency radiation on DNA damage and antioxidants in peripheral blood lymphocytes of humans residing in the vicinity of mobile phone base stations”, Zothansiama, Mary Zosangzuali, Miriam Lalramdinpuii, Ganesh Jagetia della Mizoram University, 2017; DOI: 10.1080/15368378.2017.1350584

[11] “Wi-Fi is an important threat to human health”, Martin L. Pall, Environmental Research Volume 164, July 2018, Pages 405-416, https://doi.org/10.1016/j.envres.2018.01.035

[12] “5G: Great risk for EU,U.S. and International Health! Compelling Evidence for Eight Distinct Types of Great Harm Caused by Electromagnetic Field (EMF) Exposuresand the Mechanism that Causes Them”, Written andCompiled by Martin L. Pall, PhDProfessor Emeritus of Biochemistry and Basic Medical SciencesWashington State University

[13] “World Health Organization, radiofrequency radiation and health – a hard nut to crack (Review)”, Lennart Hardell, Int J Oncol. 2017 Aug; 51(2): 405–413. Published online 2017 Jun 21. doi: 10.3892/ijo.2017.4046 PMCID: PMC5504984 

[14] Hardell L, Carlberg M, Hansson-Mild K. Pooled analysis of case-control studies on malignant brain tumours and the use of mobile and cordless phones including living and deceased subjects. Int J Oncol 2011; 38: 1465-74.

[15] Hardell L, Carlberg M, Hansson-Mild K. Mobile phone use and the risk for malignant brain tumors: A case-control study on deceased cases and controls. Neuroepidemiology 2010; 35(2): 109-14.

[16] Carlberg M, Hardell L. On the association between glioma, wireless phones, heredity and ionising radiation. Pathophysiol 2012; 19 (4): 243-52.

[17] Gye MC, Park CJ, 2012. Effect of electromagnetic field exposure on the reproductive system. Clinical and experimental reproductive medicine, 39(1):1-9.

[18] Schoeni A, Roser K, Roosli M, 2015. Memory performance, wireless communication and exposure to radiofrequency electromagnetic fields: A prospective cohort study in adolescents. Environment international, 85:343-51.

[19] Huber R, Treyer V, Schuderer J, et al., 2005. Exposure to pulse-modulated radio frequency electromagnetic fields affects regional cerebral blood flow. The European journal of neuroscience, 21(4):1000-6.

[20] Kim JH, Yu DH, Huh YH, Lee EH, Kim HG, Kim HR, 2017. Long-term exposure to 835 MHz RFEMF induces hyperactivity, autophagy and demyelination in the cortical neurons of mice. Scientific reports, 7: 41129.

[21] Zhang X, Huang WJ, Chen WW, 2016. Microwaves and Alzheimer’s disease. Exp Ther Med, 12:1969–72.

[22] Zhang Y, She F, Li L, et al. p25/CDK5 is partially involved in neuronal injury induced by radiofrequency eelectromagnetic field exposure. International journal of radiation biology, 2013; 89(11): 976-84.

[23] Divan HA, Kheifets L, Obel C, Olsen J, 2008. Prenatal and postnatal exposure to cell phone use and behavioral problems in children. Epidemiology, 19:523–29.

[24] Aldad TS, Gan G, Gao XB, Taylor HS, 2012. Fetal radiofrequency radiation exposure from 800– 1900 mhz-rated cellular telephones affects neurodevelopment and behavior in mice. Sci Rep, 2: 312.

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[26] Kivrak EG, Yurt KK, Kaplan AA, Alkan I, Altun G, 2017. Effects of electromagnetic fields exposure on the antioxidant defense system, Journal of Microscopy and Ultrastructure, 5(4):167-176. ISSN 2213-879X. https://doi.org/10.1016/j.jmau.2017.07.003.

[27] Phillips JL, Singh NP, Lai H, 2009. Electromagnetic fields and DNA damage. Pathophysiology, 16(2-3):79-88. doi: 10.1016/j.pathophys.2008.11.005.

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[29] Meo SA, Alsubaie Y, Almubarak Z, Almutawa H, AlQasem Y, Hasanato RM, 2015. Association of Exposure to Radio-Frequency Electromagnetic Field Radiation (RF-EMFR) Generated by Mobile 129 Phone Base Stations with Glycated Hemoglobin (HbA1c) and Risk of Type 2 Diabetes Mellitus. International journal of environmental research and public health, 12(11):14519-28

[30] Shahbazi-Gahrouei D, Hashemi-Beni B, Ahmadi Z, 2016. Effects of RF-EMF Exposure from GSM Mobile Phones on Proliferation Rate of Human Adipose-derived Stem Cells: An In-vitro Study. Journal of biomedical physics & engineering, 6(4):243-52.

[31] Lin KW, Yang CJ, Lian HY, Cai P, 2016. Exposure of ELF-EMF and RF-EMF Increase the Rate of Glucose Transport and TCA Cycle in Budding Yeast. Frontiers in microbiology, 7:1378.

[32] Wilke I, 2018 Biological and pathological effects of 2.45 GHz on cells, fertility, brain and behavior. Umwelt Medizin Gesselshaft, 2018 Feb 31.

[33] Atasoy HI, Gunal MY, Atasoy P, Elgun S, Bugdayci G, 2013. Immunohistopathologic demonstration of deleterious effects on growing rat testes of radiofrequency waves emitted from conventional Wi-Fi devices. J Pediatr Urol, 9(2):223-9. doi: 10.1016/j.jpurol.2012.02.015.

[34] Aynali G, Nazıroğlu M, Çelik Ö, Doğan M, Yarıktaş M, Yasan H, 2013. Modulation of wireless (2.45 GHz)-induced oxidative toxicity in laryngotracheal mucosa of rat by melatonin. Eur. Arch. Otorhinolaryngol., 270:1695-1700, 10.1007/s00405-013-2425-0

[35] Marinelli F, La Sala D, Ciccciotti G, Cattini L, Trimarchi C, Putti S, Zamparelli A, Giuilani L, Tomassetti G, Cinti C., 2004. Exposure to 900 MHz Electromagnetic Field induces an unbalance between pro-apoptotic and pro-survival signals in T-lymphoblastoid leukemia CCRF-CEM cells. Journal of Cellular Physiology, 198: 324 – 332.

[36] Avendaño C, Mata A, Sanchez Sarmiento CA, Doncei GF, 2012. Use of laptop computers connected to internet through Wi-Fi decreases human sperm motility and increases sperm DNA fragmentation. Fertility and Sterility. American Society for Reproductive Medicine, Published by Elsevier Inc. doi:10.1016/j.fertnstert.2011.10.012.

[37] Coureau G. et al, Mobile phone use and brain tumours in the CERENAT case-control study, Occup Environ Med doi:10.1136/oemed-2013-101754.

[38] Hardell L. e Carlberg M., Mobile phone and cordless phone use and the risk for glioma – Analysis of pooled case control studies in Sweden, 1997–2003 and 2007–2009, in Pathophysiology, pubblicato online il 28 ottobre 2014.

[39] ICT Facts and Figures, ITU, https://www.itu.int/en/ITU-D/Statistics/Documents/facts/ICTFactsFigures2016.pdf

[40] L.Hardell, “World Health Organization, radiofrequency radiation and health – a hard nut to crack (Review)”, International Journal of Oncology, 2017


Altri studi specifici e più dettagliati possono essere rinvenuti ai seguenti links:

https://www.powerwatch.org.uk/science/studies.asp [circa 1600 articoli sulle EMF]

https://www.emf-portal.org/en [circa 23840 articoli sulle EMF]


https://www.bioinitiative.org [circa 4000 studi dedicati alle EMF]


https://comitatotutelamonteporziocatone.wordpress.com/documentazione/elettrosensibilita-studi/




Questa monografia nasce come manuale per l’attivista, che viene donato alla collettività per divulgare la conoscenza su un tema troppo spesso mistificato e volutamente minimizzato per questioni di profitto economico dell’industria.

Resta da intendere e considerare come una DISPENSA APERTA al miglioramento da parte di contributi di tecnici, scienziati ed associazioni.

La prima stesura viene presentata come un documento di indirizzo tecnico-scientifico da parte del neo-costituito tavolo tra associazioni del settore, denominato P.ASS.I. POLO ASSOCIATIVO ITALIANO, per condividere idee ed iniziative volte alla tutela della salute dall’esposizione ai CEM e contro il proliferare incontrollato del 5G/6G con annessi risvolti socio-sanitari. Le associazioni costituenti sono di seguito elencate in ordine alfabetico:


-A.432Hz Ambiente e Salute


-Atto PRIMO, Salute Ambiente e Cultura


-Comitato di Tutela e Salvaguardia dell’ Ambiente in

Monte Porzio Catone – ONLUS


-Stop5G Romagna – Comitato Tecnologie Sostenibili





FACEBOOK: https://www.facebook.com/Passi-Polo-ASSociativo-Italiano-1119888637223409/

EMAIL: passi2020@libero.it



NELL’ATTESA E NELLA SPERANZA CHE ALTRE ASSOCIAZIONI MOTIVATE SI ASSOCINO AL NOSTRO PROGETTO!


Footnotes:

1Lo shitstorm mediatico è un termine anglosassone, che significa letteralmente “tempesta di merda” ed indica una azione coordinata di discredito condotta all’unisono da differenti personaggi coordinati come avviene nella più classica strategia del fango.

2Il magnate americano Elon Musk, proprietario della società SpaceX, come mantra nel suo personalissimo concetto di progresso, considera fondamentale andare a portare la connessione internet a banda larga in Africa (a detta sua per permetterne lo sviluppo), ma si dimentica che circa la metà della popolazione africana, ovvero 600milioni, non hanno neanche la corrente elettrica nelle case. Forse prima di portare internet andrebbe fatto altro, magari smettere di sfruttare il continente africano da parte delle corporazioni occidentali!

3Esiste una lista di circa 38 membri dell’ICNIRP, che si sono succeduti negli anni che a diverso titolo risultano gravati da conflitto di interesse con l’industria delle TLC, a questi si aggiungono altri 62 membri della commissione europea per i rischi da esposizione alle radiofrequenze SCENIHR alcuni dei quali in comune con l’ICNIRP. L’ influenza sull’OMS/WHO è chiaramente esercitata dall’alto delle commissioni e delle raccomandazioni di questi “esperti”.

___ Stefano Gallozzi: “Epistemologia, Scienza e Scientismo Applicate: ___

Il caso dell’effetto biologico da esposizione ai Campi Elettromagnetici” p. 6

COMUNICATO per la STAMPA del 27 MAGGIO 2020

SCONFITTI I SIGNORI DEL CEMENTO

A COLLE FORMELLO NON SI PUO’ COSTRUIRE!

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

IN DATA 26/05/2020 IL TAR, TRIBUNALE AMMINISTRATIVO DEL LAZIO, HA EMESSO UNA SENTENZA STORICA PER MONTE PORZIO CATONE DANDO RAGIONE AL RICORSO PRESENTATO DAL

“COMITATO di TUTELA e SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE – ONLUS”

CHE SI E’ OPPOSTO AL “PIANO DI LOTTIZZAZIONE COLLE FORMELLO” (EX-LOTTIZZAZIONE RONCORONI-RICCI) PER LA COSTRUZIONE DI VILLINI PER 17.000 METRI CUBI DI CEMENTO SU UN EX-BOSCO DI CASTAGNI.

DOPO QUASI 40 ANNI IN CUI LE DIVERSE AMMINISTRAZIONI, DI TUTTI I COLORI POLITICI, HANNO ACCETTATO SUPINAMENTE, IRRESPONSABILMENTE, COLPEVOLMENTE, PER PAURA E/O PER CONNIVENZA LA LOGICA DEI SIGNORI DEL CEMENTO, LA BATTAGLIA LEGALE (AUTOFINANZIATA DAI CITTADINI!), CHE IL “COMITATO DI TUTELA DELL’AMBIENTE” HA INIZIATO QUATTRO ANNI E MEZZO FA,

HA MESSO FINE ALLA MINACCIA

DI UNA ULTERIORE DEVASTAZIONE DEL NOSTRO TERRITORIO

ED ORA TUTTI RISPETTINO LA VOLONTA’ DEI CITTADINI:

CEMENTIFICAZIONE ZERO!

IL TERRITORIO VERDE DI COLLE FORMELLO NON SI TOCCA!

“UN VINCITORE E’ UN SOGNATORE CHE NON SI E’ ARRESO” (Nelson Mandela)


ECCO QUI LA SENTENZA da scaricare!

LA NUOVA SANTA INQUISIZIONE SI CHIAMA “PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA”

QUANDO GLI SCIENZIATI SONO ***DI REGIME***, il “Patto Trasversale della Scienza” chiede la censura invece di confutare con metodo scientifico le affermazioni, che vanno contro le loro “opinioni” (chiaramente non certezze) scientifiche di questa setta.

Quando un ruolo autoassegnato da alla testa alle persone ci si trova ad un passo dalla Santa Inquisizione… che in periodo di pestilenza/pandemia mondiale ci riporta dritti dritti al medioevo!

PS: nel dipinto in foto è rappresentato il Processo e la Condanna a Galileo…

VI RIGIRO QUESTA RICHEISTA INDIGNATA RIVOLTA ALL’ACCADEMIA DEI LINCEI E SI CHIEDE DI DIVULGARLA A 360GRADI E DI FIRMARLE TUTTI (sopratutto scienziati ed accademici).

Si invita tutti a sottoscrivere la lettera. Ci saranno tre elenchi: il primo sottoscritto da scienziati e dottori, anche in materie umanistiche, che chiedono al Presidente dell’Accademia dei Lincei di intervenire per stigmatizzare il Patto Trasversale per la Scienza. Il secondo da cittadini che sottoscrivono per sostenere la richiesta dei primi Questa distinzione discende dalla decisione di rivolgersi all’Accademia dei Lincei, per stigmatizzare il comportamento del PTS di rivolgersi al “braccio secolare”, Magistratura onAGCOM, per mettere a tacere i lori avversari scientifici. Per sottoscrivere occorre inviare una mail a ssppm4p@gmail.com in cui si dichiara di sottoscrivere la lettera, riportandola in allegato o riportandone il titolo, specificando, cognome e nome, professione, eventuale titolo accademico, comune di residenza o di lavoro.

DI SEGUITO IL TESTO DELLA LETTERA (SCARICA LA LETTERA QUI -> .pdf)

Gent.mo Prof. Giorgio Parisi (Presidente dell’Accademia dei Lincei)

In un momento di grande difficoltà per il nostro Paese e per l’intera umanità sono sorte violente polemiche all’interno della comunità scientifica in merito all’opportunità di divulgare le proprie opinioni ancorché maturate in base ai propri o altrui studi e supportate da una pluriennale esperienza.
In particolare sono sorte associazioni che si sono autoproclamate portavoce dell’intera comunità scientifica che si ritengono depositarie del diritto di divulgare la posizione ufficiale della scienza sui mezzi di comunicazione. Ci riferiamo all’ associazione cosiddetta “Patto Trasversale per la Scienza” ed alla sua diffida nei confronti della direttrice della Microbiologia Clinica, Virologia e
Diagnostica Bio-emergenze dell’ Ospedale Sacco di Milano perché ha diffuso alcuni dati e alcune riflessioni, che le sono venute in evidenza durante il suo lavoro, difformi da quelle sostenute dagli
appartenenti all’associazione. La stessa associazione ha quindi denunciato alla Magistratura un farmacologo che ha rilasciato una intervista ad una televisione streaming sulla presente epidemia e
che esprimeva alcune tesi simili, sebbene più radicali, a quelle in precedenza espressa dalla stessa dirigente del Sacco di Milano sulla natura della presente epidemia, chiedendo al contempo all’Autorità regolatoria l’oscuramento della televisione.
Non le sfuggirà il paradosso di questa situazione. La scienza si basa, per definizione, sulla formulazione di ipotesi e sulla metodologia necessaria alla loro verifica e non rifugge, per sua stessa natura, al dibattito ed al confronto indispensabili al reale avanzamento della conoscenza. Ci sentiamo pertanto profondamente offesi dall’apprendere che a nome dell’intera comunità scientifica
si chiede alla magistratura di silenziare le opinioni difformi dalla propria e non si ricorre, come invece è proprio della professione di scienziato, alla confutazione con gli strumenti di cui la comunità scientifica si è dotata. Riteniamo, come scienziati e dottori, che la nostra onorabilità professionale sia stata grandemente lesa poiché è stata ingenerata nell’opinione pubblica l’idea falsa che la comunità scientifica sia un blocco monolitico la cui principale funzione è la soppressione del dissenso al di fuori di quei canali che sono invece propri alla nostra deontologia professionale alla quale ciascuno di noi ha dedicato studi, abnegazione ed entusiasmo.
Le chiediamo pertanto di intervenire pubblicamente a nome dell’Accademia dei Lincei per ricordare quali sono le corrette modalità del dibattito scientifico autonomo ed obiettivo e quali sono i canali attraverso i quali esso si svolge per fugare ogni possibile dubbio che l’attitudine galileiana alla ricerca scientifica possa essere sacrificata dalla comunità degli scienziati in questa o in future circostanze.

Cordiali saluti,
… altre firme…

A questo indirizzo è possibile inviare una mail per SOTTOSCRIVERE IL TESTO, dichiarando di sottoscrivere la lettera, riportandola in allegato o riportandone il titolo, specificando, cognome e nome, professione, eventuale titolo accademico, comune di residenza o di lavoro:

ssppm4p@gmail.com

ANNULLATO IL PERMESSO A COSTRUIRE DEL CENTRO COMMERCIALE a Casal Pilozzo!

Un capodanno col BOTTO!!!

Il TAR Lazio accoglie il ricorso per come proposto dai ricorrenti confinanti e commercianti monteporziani e, per l’effetto, annulla l’impugnato provvedimento del permesso a costruire n. 7/2018, rilasciato dal Comune di Monte Porzio Catone.

cancellato dal TAR Lazio il permesso a costruire n.7/2018 del centro commerciale in località pilozzo!

La sentenza (ATTO PUBBLICO) può essere scaricata dal seguente link:

https://drive.google.com/file/d/15OpDe-L2YU-GAEpzKISHeLtxI4PY3JYe/view?usp=drivesdk

In sostanza il TAR ha accolto il ricorso annullando il permesso a costruire per l’ infrazione della destinazione identificata nel piano regolatore e sopratutto perché nell’ area, inserita nella zona di contiguità del parco, deve prevalere in sintesi la tutela dell’ ambiente e non l’ interesse del privato nel realizzare una colata di cemento (interesse che invece il comune ha teso a preferire emettendo il permesso a costruire in questione!).

Come comitato abbiamo supportato questo ricorso e continuiamo a ritenere valide le motivazioni, che ci hanno portato ad aderire/contribuire, quindi facciamo i complimenti a tutti i ricorrenti ed auspichiamo che il comune di Monte Porzio Catone si appresti a restituire gli oneri di concessione incassati impropriamente visto l’ esito del ricorso ed a prendere dei provvedimenti a che in quell’ area non si avanzino più tali richieste.

A questo punto viene meno anche il nostro ricorso in Soprintendenza delle Belle Arti, ma benissimo così!

Ci auguriamo che NESSUNO ACCAMPI PIU’ PRETESE di centri commerciali su questo sito.

Non verranno oltremodo tollerate manovre di varianti al piano regolatore neanche di tipo “francobollo” per venire incontro alle esigenze del privato, poiché il nostro paese è in dissesto e non in “liquidazione”!.

VOLTIAMO PAGINA DEFINITIVAMENTE!

Taglio Pineta a Monte Porzio Catone… tutto ed il contrario di tutto ma si continua con le motoseghe.

il parco dell’ ex-albergo Giovannella a Monte Porzio Catone una pineta che arriva a lambire ed ombreggiare il campo da calcio ***in perfetta forma e salute*** e non certamente a pericolo crollo!

Ci troviamo a Monte Porzio Catone una mattina di agosto veniamo svegliati alle 6 dal rumore delle motoseghe e pensiamo a qualche zelante vicino in atto alla potatura di qualche alberello di frutta. Ed invece ci affacciamo e vediamo cadere uno dopo l’ altro degli alberi, pini marittimi, che erano qui prima ancora che venisse costruita la casa da cui ci affacciamo! Incredibile. 1 – 2 – 10 insomma le motoseghe non si fermano e la superficie occupata dalla pineta diminuisce istante dopo istante.

Allarmati da questo ci rivolgiamo subito alla forestale memori delle conseguenze (civili e penali) per chi nel lontano 2015 ha deciso di tagliare senza permessi, ben 107 piante lungo via del Tuscolo. Ed avanziamo una serie di domande.

Le risposte ad alcune domande e segnalazioni sui socials ci vengono fornite proprio dal Sindaco di Monte Porzio Catone Massimo Pulcini e dal suo assessore all’ urbanistica Roberto Primavera. Cerchiamo di riassumere la questione per poi trarre le opportune conclusioni.

1) Un privato (già proprietario di altri alberghi in zona) ha acquistato l’ albergo Giovannella all’ Asta Giudiziaria dopo il fallimento di quest’ultimo. Si segnalava uno stato di abbandono e l’ utilizzo non consono della struttura da parte di senza tetto ecc.

2) Dopo l’ acquisto, con la precedente amministrazione monteporziana è stato stipulato un accordo, nel quale il comune cedeva al proprietario una particella di terreno a ridosso dell’ albergo ed il proprietario cedeva al comune una particella di terreno a ridosso del campo sportivo, dove sarebbe sorto un parcheggio.

3) la particella del parcheggio è quella con la pineta oggetto in questi giorni dei tagli.

4) il proprietario ha provveduto a presentare comunicazione al comune di “edilizia libera” per movimenti terra ecc… ed assieme a questa comunicazione ha preparato una relazione di parte di un Dott. Agronomo Forestale sig. XXXX, il quale ha dichiarato, che gran parte degli alberi della pineta erano a rischio stabilità e/o malati e dovevano quindi essere tagliate via; N.B. assieme al taglio c’è l’ **impegno** (non obbligo) alla ripiantumazione di specie adulte adattabili al luogo.

5) senza dire nulla a nessuno hanno apposto il cartello ed hanno cominciato i lavori di taglio, mettendo tutta la cittadinanza di fronte al fatto compiuto.

Alle nostre richieste di permessi ci viene risposto sia da conoscenti del proprietario, sia dal sindaco che è tutto in regola, nel senso che è stata presentata la relazione e quindi è tutto ok. A questo punto chiediamo cortesemente di avere gli estremi di qualche nulla osta (parco, paesaggistica ecc..) ma non riceviamo alcuna risposta.

Dopo alcuni giorni di insistenza si chiarifica la situazione amministrativa in questi termini:

E’ emerso che il terreno non ricade nell’ area a maggior tutela del parco, ma solo nell’ area contigua, quindi non necessita di nulla osta del parco.

Inoltre secondo l’ area tecnica del comune di Monte Porzio Catone per come riferito dal sindaco Pulcini, secondo il Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31 (vedere link: http://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2017_0031.htm) le operazioni di “SOSTITUZIONE” non necessitano di autorizzazione paesaggistica, poiché

“A.14. sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti, singoli o in gruppi, in aree pubbliche o private, eseguita con esemplari adulti della stessa specie o di specie autoctone o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi, purché tali interventi non interessino i beni di cui all’art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l’autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista;”

Purtroppo non è proprio così poiché sempre dallo stesso decreto si evince necessaria l’ autorizzazione paesaggistica poiché:

“B.22. taglio, senza sostituzione, di alberi, ferma l’autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista; sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti nelle aree, pubbliche o private, vincolate ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l’autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista;”

La domanda da porsi è questa: si applica o no il punto A14 o si applica il B22?

Nel caso in questione, anche ponendo che effettivamente vengano ripiantumati tutti gli alberi tagliati (cosa ababstanza difficile vista l’ età media 50-60-70 anni) con altri alberi adulti (10-20-30 anni, questo prevederebbe la “sostituzione”), in ogni caso una pineta verde panoramica nel comune di MPC unico polmone verde vicino al centro storico effettivamente è da considerarsi ricadere nei casi di tutela dell’ art.136 comma 1 lettere a e b. Quali sono questi casi? Eccoli di seguito:

Art. 136. Immobili ed aree di notevole interesse pubblico

1. Sono soggetti alle disposizioni di questo Titolo per il loro notevole interesse pubblico:
(comma così modificato dall’art. 2 del d.lgs. n. 63 del 2008)
a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali;
b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza;

Quindi il comune di monte Porzio Catone potrebbe aver commesso “una leggerezza” non prevedendo il Nulla Osta paesagistico alla sostituzione (ovvero taglio senza sostituzione) della pineta? Forse si o forse no.

Altra “potenziale leggerezza” del comune riguarderebbe la non previsione di chiedere un parere al Parco Regionale dei Castelli Romani, poiché nonostante la particella non ricada nell’ area a maggior rispetto e tutela del parco (verde scura della foto), essa ricade comunque nell’ area “contigua” (verde chiara della foto), che rappresenta a tutti gli effetti il perimetro reale del confine del Parco dei Castelli (come anche definito dalle norme tecniche attuative) e, certamente un parere (se non nulla osta) sull’ eradicazione di una pineta è un atto dovuto e di cortese copartecipazione da parte di un ente che ha il compito di tutelare entro i suoi confini tutti i beni pubblici naturali come quello di cui si discute (pineta).

Ma anche ammettendo di saltare questi passaggi amministrativi, che comunque riteniamo importanti e non secondari, quello che non si poteva saltare e che rappresenta la cosa più grave di tutte è che il comune NON HA PUBBLICATO SULL’ ALBO PRETORIO l’ autorizzazione rilasciata dall’ ufficio tecnico al proprietario per il taglio/sostituzione degli alberi della pineta.

Può sembrare un fatto da poco, ma la pubblicazione del permesso (magari in sub-delega regionale paesaggistica) sull’ albo pretorio significava dare la possibilità a qualunque cittadino si senta leso dall’ autorizzazione ad impugnare la stessa dinanzi al T.A.R. Lazio (entro i fatidici 60 giorni) e, qualora si concretizzasse “un danno serio ed imminente” (come le motoseghe in azione), chiederne la sospensiva immediata sempre al TAR.

In sostanza si potevano aggirare tutti i vincoli o le lungaggini burocratiche se e solo se il comune, a seguito della perizia del tecnico avesse emesso permesso al taglio/sostituzione della pineta e lo avesse pubblicato sull’ albo pretorio: ma così facendo noi ***comitato*** (o chiunque altro) avremmo letto, avremmo radunato i cittadini, avremmo spiegato la questione ed avremmo deciso se lasciar correre oppure impugnare l’ atto in questione (con eventuale sospensiva in caso di danno irreparabile come è il taglio della pineta in questione). Questo passaggio è stato VOLUTAMENTE saltato per non permettere (a noi ed a nessun altro) di intervenire contrastando il progetto a qualsivoglia titolo/livello.

LA COSA È PARECCHIO SCONVENIENTE.

Il nostro compito ORA , OLTRE ALLA DENUNCIA DEL DANNO AMBIENTALE ARRECATO, riguarderà anche far luce su quest’ ultimo passaggio di un iter amminstrativo per nulla trasparente/corretto e comprendere se vi siano responsabilità personali o meno in tutto questo.

INOLTRE CI PIACEREBBE SAPERE COSA NE PENSA IL NUOVO ASSESSORE ALL’ AMBIENTE , avv. M. Pitolli, di Monte Porzio Catone, se per lui/lei sia lecito e sostenibile a livello ambientale, procedere al disboscamento di una pineta scoscesa per far posto ad un parcheggio, che per inciso poteva essere realizzato senza alcun danno anche sotto la pineta stessa.

In particolare che tipo di indagini e proiezioni sono state fatte a livello idrogeologico a valle dell’ eradicazione di una macchia verde che assorbe acqua piovana rispetto alla tenuta idrogeologica del pendio ed alla possibilità di allagamenti a valle dovuti all’ impermeabilizzazione del suolo? Forse assieme al parcheggio si progettava anche un nuova piscina olimpionica al posto del campo da calcio?

Settembre 27 2019 qualcosa si e’ mosso!

AGGIORNAMENTO: denunciate 4 persone e sequestrata tutta l’area dell’ albergo Giovannella!

https://www.ilmamilio.it/c/comuni/18544-taglio-alberi-parco-ex-albergo-giovannella-sequestrate-l-area-e-indagate-4-persone.html

Questo per dire che il nostro comitato non fa mai battaglie contro i mulini a vento!
Adesso gradiremmo da parte di tutte le persone, “istituzioni ed uffici comunali compresi”, che hanno peronato la causa del taglio alberi e del fatto che fosse TUTTO in regola … SILENZIO!

N.B. il nostro comitato aveva denunciato l’abbattimento di circa 30 alberi mentre la forestale ne ha contati tra 50 e 60 tagliati.

Ricordiamo infine a cosa si va incontro con un taglio alberi senza permessi ( vedere immagine ).

Infine ogni albero adulto tagliato equivale circa 20 nuovi impianti, stando quindi al computo totale degli abbattimenti di Giovannella, per compensare ( solo compensare) il danno ambientale subito dalle future generazioni dovrebbero essere reimpiantati almeno 1000 alberi!

CLASS-Action contro Disservizi ACEA-ATO2

Appuntamento SABATO 20 Luglio 2019 a P.zza Borghese panchine lato belvedere a Monte Porzio Catone dalle ore 18:00 alle 20:00 circa.
In programma la raccolta firme e l’ adesione alle iniziative popolari dei Cittadini dei Castelli Romani promosse dal costituente “COMITATO PER L’ACQUA DI ROCCA PRIORA E COMUNI LIMITROFI” (nella persona di Pierluigi Littera) ed a cui il nostro Comitato partecipa incondizionatamente.
I dettagli delle iniziative (civili e penali) in programma verranno prontamente illustrate e descritte ai partecipanti.
Tra queste iniziative una class-action di risarcimento danno per i disservizi causati dalla gestione vergognosa di ACEA del servizio idrico.

C’è qualcosa di profondamente sbagliato ed abominevole nel modo in cui questa società a fini di lucro (s.p.a.) gestisce una risorsa che e’ e DEVE rimanere pubblica!
Non ve lo chiederemmo se non fosse veramente necessaria la partecipazione di tutti i cittadini stanchi di questi soprusi e di queste vessazioni.
Fuori l’ACEA dalla gestione della nostra risorsa idrica!

INNANZITUTTO: cominciamo a preparare le bollette come onere probatorio dei costi ingiustamente addebitati da ACEA.
Sia per quello che riguarda le bollette pazze, sia per quello che riguarda gli oneri di DEPURAZIONE E DI FOGNATURA per le abitazioni sprovviste di allaccio fognario.
L’ avvocato, che ci assiste nell’ iniziativa afferma, che si può andare tranquillamente indietro per 10 anni (non solo 5)… quindi ogni utenza che vorrà quantificare il danno arrecato annualmente da ACEA potrà, bollette alla mano fare il suo conto per poi andare a battere cassa nella Class-Action aggiungendo queste cifre indebitamente sottratte al danno materiale delle interruzioni!
Andiamo avanti a testa bassa!

SABATO 20 dalle ore 18:00 alle 20:00 a piazza Borghese in Monte Porzio Catone.

ACCORRETE NUMEROSI !!!

QUESTO ACCADEVA BEN 2 ANNI FA.
DA ALLORA NON E’ CAMBIATO NULLA ED I SINDACI CONTINUANO A NON FARE NULLA (->VIDEO_LINK).

https://www.facebook.com/comitatotutelamonteporziocatone/videos/341986116702121/

LE TURNAZIONI SONO RIPARTITE PER SCELTA UNILATERALE DI ACEA ATO2!!
SOLO I CITTADINI POSSONO PRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE!
ANDIAMO AVANTI…

E’ ORA CHE SI PASSI DALLE CHIACCHIERE AI FATTI!

ACEA
NON VOGLIAMO L’AUTOBOTTE
RIPARATE LE CONDOTTE!

ECCO La Cronistoria dell’ incontro tra i sindaci e la dirigenza ACEA in comunità Montana.

ACEA ha deciso:

“La turnazione idrica riprenderà da lunedì prossimo tutti i lunedì, mercoledì e venerdi dalle 23 alle 5 di mattina (orari da confermare comune per comune)”.
I sindaci si oppongono ma ad ACEA non frega nulla!
Questo per garantire l’acqua a Roma…!

N.B.: SI FA TURNAZIONE NONOSTANTE L’ ACQUA NON MANCHI PER NIENTE!

Comunicato – 11 Giugno 2019

Il nostro Comitato è profondamente scosso dalle notizie provenienti da Rocca di Papa, dove, nella giornata di ieri lunedi 10 giugno 2019, si è verificato un fatto gravissimo che ha portato all’ esplosione della casa comunale durante il suo normale funzionamento. Al bilancio dei danni materiali si sommano circa 16 feriti tra cui 3 bambini ed il sindaco di Rocca di Papa dott. Emanuele Crestini, che nell’ incidente ha riportato gravi lesioni ed ustioni sul 30% del corpo.

Non possiamo omettere l’ informazione che entro il mese corrente sarebbero state presumibilmente demolite le antenne di Monte Cavo e, che ***nelle dichiarazioni a caldo (poi smentite)*** nessuno dei passanti e degli occupanti del comune abbia avvertito “odore di gas” poco prima dell’ esplosione.

A questa tragedia si somma la bruttissima notizia della morte prematura sempre ieri (lunedi 10 Giugno) di un nostro concittadino operaio impegnato nelle proprie mansioni ieri.

A tal proposito il nostro Comitato si stringe attorno alle famiglie dei feriti degli amici di Rocca di Papa e nel rispetto del lutto della famiglia monteporziana comunica da subito che non parteciperà ad alcun festeggiamento e/o evento goliardico / carnevalesco in programma in forma di rispetto per queste incommensurabili tragedie.

-Riferimento LINK

AGGIORNAMENTO: con profondo rammarico veniamo a sapere della morte del delegato Vincenzo Eleuteri e, qualche giorno dopo, del sindaco Emanuele Crestini. Il nostro comitato si stringe attorno alle famiglie scosse dal lutto ed a tutta la cittadinanza.

Antenne di Monte Cavo: aggiornamenti dovuti.

Facciamo il punto sulla situazione Antenne abusive di Monte Cavo (Rocca di Papa).

Breve riepilogo:

L’ordinanza sindacale n°135 del 2003 di demolizione (Ponzo ex sindaco) emessa per tutti i tralicci abusivi per la trasmissione radio-tv  divenuta esecutiva a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n°2200 del 2017. Dopo un periodo poco chiaro dove invece di dar seguito all’attivazione delle procedure di demolizione sancite dal Consiglio di Stato, l’amministrazione tuttora in carica, sembra entrare in uno stato di stallo: trapelano notizie di confusione da parte degli uffici  comunali  in merito all’anagrafe delle antenne (non si riesce a capire quante e quali siano le antenne da rimuovere) , si cercano soluzioni alternative (nuovi siti per la delocalizzazione degli impianti, sempre sul territorio di RdP) insomma il tempo passa e i tralicci sono sempre lì. Sembra proprio che il comune di Rocca di Papa non abbia intenzione di procedere.

Il nostro Comitato entra in campo e inizia con tutti gli strumenti possibili a premere sulla amministrazione comunale (assemblee, manifestazioni, incontri con il sindaco, esposti alla Procura di Velletri, articoli sui giornali locali  ecc.).

La situazione si sblocca verso dicembre 2018 il sindaco chiede supporto ai consiglieri regionali da sempre in prima linea sulle questioni elettrosmog.

Iniziano una serie d’incontri, dove sono presenti Sindaco (Emanuele Crestini), vice Sindaco (Veronica Cimino) ed assessore all’ambiente del comune di Rocca di Papa, consigliere regionale (Marco Cacciatore) ed il nostro Comitato (Giovanni de Rossi) e da alcuni cittadini di Rocca di Papa soci del nostro comitato. Nei vari incontri  vengono messi in evidenza da parte del Sindaco i vari ostacoli alla demolizione. Con l’ausilio di avvocati della regione vengono  affrontate uno alla volta tutte le questioni, che ostano la fase di demolizione. Viene inoltre asserito che la problematica principale risulterebbe rappresentata dalla polizia municipale di Rocca di Papa, i quali, dopo svariate richieste del Sindaco si rifiutano di redigere  un “Verbale di inottemperanza alle demolizioni”, il quale, come richiesto dalla sentenza del consiglio di Stato, verifichi il perpetrare delle condizioni di abusivismo presenti nell’ordinanza sindacale  del sindaco Ponzo del 2003. Senza questo verbale risulterebbe impossibile passare alla fase operativa del processo di demolizione delle antenne.

Finalmente all’inizio di maggio con un ordine di servizio  del Sindaco, redatto dagli avvocati, la polizia locale del comune di Rocca di Papa esegue l’ordine di servizio constatando il perpetrare degli abusivismi sulla vetta di Monte Cavo.

Siamo a oggi! 

Le procedure per la demolizione dovrebbero essere iniziate, non abbiamo ancora conferma pur avendo richiesto più volte  al sindaco di vederci per fare il punto  della situazione. 

Registriamo inoltre le istanze di commissariamento ad acta della Regione Lazio per nominare un commissario prefettizio al solo scopo di velocizzare e portare a termine il processo di demolizione.

Attendendiamo fiduciosi degli aggiornamenti chiari ed incontrovertibili sulla situazione di azioni oramai non più procastinabili. LE ANTENNE VANNO DEMOLITE DALLA VETTA!

Ma dove verranno messe?

Su questa domanda si aprono scenari sconcertanti se non grotteschi.

Partiamo dal presupposto che ci siamo sempre battuti (e continueremo a batterci) per lo spostamento FUORI DAL PARCO REGIONALE DEI CASTELLI ROMANI di tutte le antenne di Monte Cavo.

Eppure alcune indiscrezioni affermerebbero (il condizionale è d’ obbligo) che siano già state concesse le autorizzazioni ad una emittente atte alla delocalizzazione delle antenne da Monte Cavo vetta nel sito in via di Rocca Priora (zona ex-cava ed ex-canile municipale, vedere immagine). Ma che vantaggio ci sarebbe in suddetto sito?

Spostare le antenne da Monte Cavo vetta (in una situazione di abusivismo conclamata) al nuovo sito nell’ immagine) significherebbe LEGALIZZARE IL PROBLEMA ed , indistintamente conferire a Rocca di Papa l’ infame appellativo di SITO DI RADIO-TV TRASMISSIONE privileggiato per servire l’ utenza di Roma. Con pace e bene a tutti i cittadini di Rocca di Papa che sono stati martoriati ingiustamente per decenni dalle emissioni nocive.

“Alzi la mano chi nel comune di Rocca di Papa non abbia almeno un familiare affetto da qualsivoglia forma oncologica riconducibile all’ esposizione da radiofrequenza!!??”

I cittadini di Rocca di Papa si meritano di più… ma non solo loro!

Sarebbero a rischio non solo i cittadini di Rocca di Papa, ma sopratutto le frazioni La Molara e Castellaccio assieme a Grottaferrata ne risentirebbero di più rispetto ad oggi (essendo l’ eventuale nuovo sito molto più vicino). Inoltre guardando l’ orografia per scavallare la sommità della cava il traliccio dovrebbe essere più alto di 100 metri (cosa che le indiscrezoni di cui sopra confermerebbero) e per completare l’ opera il sito si troverebbe ANCHE circa 2km più vicino a Monte Compatri, ed a Monte Porzio Catone [a tal fine ricordiamo a tutti che in zona Tuscolo il sito di Monte Cavo consta già di 3.5V/m].

Sempre che l’ altezza del traliccio non permetta di scavallare direttamente (o indirettamente) anche il Tuscolo e far arrivare diretto il segnale sul versante rispettivo del paese (su piazza borghese). In una siffata prospettiva avremmo la sommatoria dei segnali di Pratarena e di Monte Cavo, che già oggi (nei punti dove si sommano i contributi) pompa il Campo ElettroMagnetico sopra i 6V/m (limite di legge nelle zone residenziali)!

Come si potrebbe calmierare il rischio? Al vaglio diverse possibilità:

1) potrebbe essere quella di cambiare sito in toto;

2) potrebbe essere quella di spostare SOLO le televisioni digitali e non le radio analogiche, che andrebbero comunque dislocate altrove FUORI dal parco.

Insomma in attesa del riscontro del sindaco Crestini sullo stato di fatto delle demolizioni rimarchiamo il nostro TOTALE DINIEGO a qualsiasi nuova installazione entro i Confini del parco Regionale dei Castelli Romani.

30 anni di esposizione illegale e selvaggia… ora anche basta!

AGGIORNAMENTO: nella mattinata di oggi 30/05/2019 siamo stati contattati dal sindaco di Rocca di Papa Emanuele Crestini che ha confermato le azioni del comune, atte agli abbattimenti. In particolare sono stati già stanziati ufficialmente già 35mila euro e subito sono partite le procedure negoziate con preventivi per identificare la ditta che provvederà a demolire i primi tralicci. A brevissimo aggiudicheranno la procedura amministrativa semplificata e successivamente partiranno le demolizioni.

DEMOLITI I PRIMI DUE TRALICCI SEGUIRANNO GLI ALTRI. I tempi per ultimare queste procedure e gli abbattimenti sono alcune settimane. ATTENDIAMO!

La prossima settimana una delegazione del nostro comitato andrà a chiedere maggiori ragguagli sulla situazione e le previsioni temporali per la bonifica totale del sito, comprese tutte le rimanenti emittenti RADIO-TV assieme alle criticità inerenti una eventuale delocalizzazione in altro sito comunale.

VI TERREMO AGGIORNATI…

…Stay tuned!

ULTIMO AGGIORNAMENTO DOVUTO: LINK